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venerdì, Marzo 29, 2024
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Racket alla pompa di benzina, un summit per evitare lo scontro Mazzarella-D’Amico: ”Quello è roba nostra”

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Una richiesta estorsiva che poteva portare ad una guerra interna. Ad uno scontro vero e proprio tra i Mazzarella e i D’Amico ‘Gennarella’. È questo uno dei retroscena più significativi presente nelle oltre duecento pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Ambra Cerabona ed eseguita ieri mattina dai carabinieri contro ras e gregari dei Mazzarella. Gli indagati rispondono a vario titolo di associazione mafiosa finalizzata al traffico di droga, violazione alla normativa sulle armi e sugli esplosivi, estorsione fino all’impiego di denaro di provenienza illecita in attività economiche.

LA TENTATA ESTORSIONE CONTRO IL GESTORE DEL DISTRIBUTORE

Nel provvedimento c’è la ricostruzione di una tentata estorsione ai danni di un gestore di un erogatore di benzina a San Giovanni a Teduccio, commerciante legato ai Mazzarella. Il racket sarebbe stato tentato dai D’Amico tanto da spingere l’allora reggente Ciro Mazzarella a convocare un summit a casa sua alla presenza del gotha del clan. È l’aprile del 2019 quando a piazza Mercato si incontrano il figlio del boss ‘o scellone, Salvatore Autiero, Umberto Luongo e Umberto D’Amico poi pentutosi.

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L’ordine del capoclan è perentorio: «A questa pompa di benzina di Clemente non si deve fare niente!». Ordine che spinge Luongo a spiegare a Mazzarella che il loro ‘avvicinamento’ era finalizzato ad un investimento: «L’ho mandato a chiamare quattro cinque mesi fa per dirgli ‘Ci vuoi far investire qualcosa di soldi?’. Non gli abbiamo cercato niente! Gli diamo cinquantamila euro in mano. Noi a tuo padre lo rispettiamo, lo vogliamo bene… tuo padre oggi sta carcera-to, noi D’Amico vogliamo solo investire qualcosa di soldi».

LE LAMENTELA DEI MAZZARELLA IN CARCERE

Le lamentele dei Mazzarella arrivarono dal carcere direttamente a Umberto D’Amico come da lui stesso chiarito: «Venne da me mio cugino Umberto D’Amico, figlio di Salvatore, che pur stando in carcere ha un telefono. Mi passò mio zio che a sua volta mi passò Amodio Clemente che stava con lui in carcere. Mi disse che la pompa era sua e Borrelli era roba sua. Mi propose di togliere tutto da mezzo in cambio di un regalo. Ho accettato».

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