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sabato, Aprile 20, 2024
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Racket per il clan Sibillo, inchiesta flop: condanne soft e un’assoluzione

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Racket per conto del clan Sibillo. Sono arrivate oggi le condanne per gli imputati che hanno scelto il rito ordinario. Condanne decisamente soft con una clamorosa assoluzione tra i giovani coinvolti nell’inchiesta che inferse il colpo forse decisivo al gruppo dei Decumani. Tra questi quelli che vessarono un commerciante del centro storico costringendolo ad inginocchiarsi dinnanzi la statua di Emanuele Sibillo ubicata nell’edicola votiva dedicata al baby ras della ‘paranza dei bambini’. “O zì, noi sappiamo che voi avete le proprietà: o ci date 50mila euro o la casa al Fondaco San Paolo. Se pensate di andare dalle guardie, dopo di noi ci sono altre 10 persone che ti possono uccidere”, queste le parole usate dai baby ras del centro che minacciarono il titolare di un negozio di biancheria intima dei Decumani. Di quell’episodio disponevano Emanuele Romano, Massimo Somma, Simeone Montanino, Giosué Napoletano e Giuseppe Rossi. Quest’ultimo è stato completamente assolto quest’oggi dal tribunale di Napoli (XI sezione penale): il giovane, soprannominato ‘o boxer, abilmente difeso dall’avvocato Leopoldo Perone, è stato immediatamente scarcerato.

E dire che il giovane rischiava una condanna a quattro anni e sei mesi. Riconosciuto in foto in sede di indagini da parte offesa il suo legale ha invece dimostrato l’assoluta fallacia dell’atto ricognitorio che era stato effettuato all’epoca dalle forze dell’ordine. Un risultato cui si è giunti sia per la distanza temporale dal fatto dell’individuazione, sia per la mancata preliminare descrizione delle fattezze fisiche. Accuse ridimensionate anche per gli altri imputati alcuni dei quali rispondevano di altri episodi relativi al clima di terrore imposto ai commercianti nonchè di numerosi episodi di spaccio di sostanze stupefacenti. Condanna al ribasso anche per Simone Montanino che, difeso dall’avvocato Gennaro Pecoraro, ha ottenuto due anni e otto mesi con il suo legale che è riuscito a ridimensionare le accuse per il suo assistito.  Vincenza Carrese, moglie di Pasquale Sibillo, ha incassato mesi, stessa pena per Milena Del Gavio e Anna Ingenito mentre Carmela Bruno Matteo ha rimediato quattro mesi.

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Il blitz scattò nell’aprile del 2021 con l’esecuzione di una maxi ordinanza di custodia cautelare da oltre 550 pagine che portò in carcere 16 persone, mentre a 4 fu riconosciuto il beneficio dei domiciliari. Il gip Luana Romano, accogliendo le richieste della Dda di Napoli, ricostruì la storia criminale del clan Sibillo e quella dei loro maggiori introiti, quelli derivanti dalle estorsioni. Le intercettazioni evidenziarono la dimensione del clima di violenza attraverso il quale i Sibillo costringevano i commercianti del centro storico di Napoli a pagare il ‘pizzo’

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