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venerdì, Aprile 19, 2024
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«Lo devono atterrare», la ‘sentenza di morte’ del boss De Micco dopo la bomba sotto casa

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Una vera e propria ‘sentenza di morte’. Quella del boss Marco De Micco contro Carmine D’Onofrio, indicato come uno degli autori della bomba fatta esplodere sotto l’abitazione del reggente dei ‘Bodo’ in via Piscettaro. Quel nome De Micco lo aveva ottenuto a suon di schiaffi e minacce da un altro ras dei De Luca Bossa, Giovanni Mignano, letteralmente rapito e sequestrato dai suoi. Dopo ore di violenza Mignano pronuncia un nome: Carmine. sarà la condanna a morte per il giovane che solo qualche mese prima aveva saputo di essere figlio di Giuseppe De Luca Bossa, nemico storico dei ‘Bodo’. Nelle intercettazioni ambientali si sentono i rumori degli schiaffi contro Mignano con De Micco che urla contro di lui:«Vattene, senti a me è meglio che te ne vai, vattene, è meglio!». In una successiva intercettazione Ciro Ricci, che era stato comandato dallo stesso De Micco di trovare quel giovane, ha una conversazione con Antonio De Micco, padre del boss che gli rivela che «Lo hanno picchiato malamente», alludendo proprio a Mignano. Ricci, parlando dell’autore, dichiara che l’unica soluzione da adottare è quella dell’omicidio:«Ora lo devono atterrare, lo devono uccidere, lo devono uccidere e basta! E sì, e non se ne importano, questi devono morire, devono morire proprio, lo devono atterrare e non lo devono trovare!».

La vicinanza di Carmine D’Onofrio a Emmanuel De Luca Bossa: il giovane voleva cambiare cognome

Come si evince dal decreto di fermo una prima, reale, conferma della contiguità della vittima ai De Luca Bossa, è stata fornita, sebbene in maniera vaga nel tentativo di proteggere la figura del figlio, dalla madre che, subito dopo l’omicidio dichiarò:«Frequentava assiduamente il cugino De Luca Bossa Emmanuel ma non stava a stipendio perché mi chiedeva soldi in continuazione. Non ritengo fosse diventato intraneo al clan ma frequentava sicuramente persone sbagliate. Con mio figlio Carmine non sono mai riuscita ad affrontare il problema di quello che stava succedendo a Ponticelli. Quando chiedevo e gli raccomandavo di fare attenzione, mi rispondeva in modo aggressivo». Ulteriore conferma della frequentazione con il cugino è stata fornita, sempre subito dopo il delitto, dalla compagna della vittima, che chiarì:«Nei giorni precedenti ricordo che si è sentito spesso con il cugino De Luca Bossa Emmanuel., omissis.. Non ricordo abbia avuto litigi ovvero discussioni con qualcuno. Non mi ha chiesto di prendere determinate precauzioni». La stessa madre di D’Onofrio chiarì agli inquirenti che «Ha avuto rapporti anche con il padre De Luca Bossa Giuseppe e con De Luca Bossa Umberto prima che fossero arrestati, ma anche il padre naturale non ha mai voluto che si inserisse nella famiglia per le attività illecite. Anche i rapporti con De Luca Bossa Giuseppe e i miei rapporti con Carmine erano buoni, tanto che Carmine voleva cambiare cognome ma Giuseppe concordò con me che non fosse il caso».

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L’articolo precedente: l’omicidio di Carmine D’Onofrio e il fermo di Marco De Micco

Sette persone sono state fermate questa notte in un blitz di Ponticelli. Tra loro il boss Marco De Micco, accusato di essere il mandante dell’omicidio di Carmine D’Onofrio, 23enne nipote del boss Antonio De Luca Bossa detto Tonino ‘o sicc. Secondo la ricostruzione degli investigatori la morte di D’Onofrio, sarebbe stata decretata perchè il giovane veniva indicato come uno degli autori dell’ordigno fatto esplodere sotto casa del boss in via Piscettaro. Una notizia che De Micco e i suoi avrebbero appreso da Giovanni Mignano, ras dei De Luca Bossa che fu sequestrato, minacciato e picchiato facendo poi un nome, Carmine. Tutti particolari contenuti nel decreto di fermo firmato dal sostituto procuratore Antonella Fratello ed eseguito questa notte a carico oltre che al capo dei ‘Bodo’ anche nei confronti di Salvatore AlfusoMaddalena CadaveroGiovanni PalumboCiro RicciGiuseppe Russo Junior e Ferdinando Viscovo. Tra gli elementi più importanti emersi nel decreto di fermo le intercettazioni degli indagati anche durante lo stesso sequestro di Mignano, interrogatorio cui avrebbe partecipato anche la madre di De Micco per cui, almeno inizialmente era stato disposto il fermo, poi revocato.

La morte di Carmine D’Onofrio: la guerra contro i De Micco

Il giovane, che aveva scoperto solo qualche mese fa di essere figlio di Giuseppe De Luca Bossa, avrebbe iniziato a frequentare i familiari di sangue abbandonando le vecchie amicizie, lui che fino a quel momento non aveva avuto alcun legame con la criminalità organizzata. Una curiosità la sua, una voglia di approfondire le sue radici (tanto da andare ad abitare anche nel lotto O)  che lo avrebbe messo ben presto al centro del mirino dei rivali che gli avrebbero imputato la ‘paternità’ di quell’ordigno tanto da decretarne la morte. Tutti elementi presenti nelle oltre 130 pagine del decreto eseguito questa notte.

 

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