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venerdì, Marzo 29, 2024
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Sovraffollamento e violenze, il report sulle carceri di Secondigliano e Poggioreale. Ioia: “Detenuti picchiati anche dopo le rivolte”

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Un pesante sovraffollamento all’interno delle celle, soprattutto all’istituto Giuseppe Salvia di Poggioreale, con un reinserimento nel mondo del lavoro e un percorso di studi che al contrario coinvolgono un numero di detenuti ancora troppo limitato. Sono questi due degli elementi importanti – ma se ne possono evincere anche altri di altrettanto interesse – che si scorgono leggendo il report del garante dei detenuti del Comune di Napoli Pietro Ioia, sulla situazione delle carceri napoletane del 2020 appena trascorso.  Un lavoro approfondito di oltre 60 pagine, portato avanti da Ioia e dalle sue collaboratrici dell’Ufficio del Garante, Sara Romito e Sarah Meraviglia, presentato ieri mattina al centro culturale Gridas di Scampia.

I dati

Anzitutto i numeri che fotografano ancora una volta una realtà fatta di celle e padiglioni spesso pieni come uova, contrari al quel principio volto a “salvaguardare la dignità dell’essere umano recluso’’ come si legge nell’introduzione del report. Poggioreale è l’espressione di questo fallimento. Alla fine del 2020 il Giuseppe Salvia rispetto ai 1.571 posti realmente disponibili ha visto 1.991 persone detenute, di cui 286 straniere. Di queste 997 imputati, 992 condannate e 2 internati. Numeri impressionanti, che fanno il paio con la carenza d’organico per il personale di vario tipo impegnato. Gli agenti di Polizia penitenziaria attualmente in servizio a Poggioreale sono 775 rispetto i 911 previsti in pianta organica); gli educatori sono 13 a fronte dei 22 previsti per l’istituto e 57 sono le persone con un incarico amministrativo contro i 68 previsti.

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In relazione al surplus numerico, l’Ufficio del Garante nel report fra le altre cose scrive: “Entrando nei padiglioni è subito evidente la differenza tra le zone ristrutturate e quelle che non lo sono: queste ultime versano in pessime condizioni, presentando spesso scarsa pulizia, umidità alle pareti, un unico ambiente in cui si trovano sia i servizi igienici che la cucina, mancanza di doccia nella maggior parte delle stanze e assenza di spazi della socialità in quasi tutti i padiglioni; inoltre, molte stanze ospitano fino a 12 detenuti (in una delle visite una di esse accoglieva ben 13 persone), con letti a castello a tre livelli, molto vicini al soffitto’’. Inoltre: “Non tutte le celle prevedono il riscaldamento e in quelle in cui è presente spesso non funziona. Anche l’acqua calda è presente solo in alcune stanze di detenzione. Le aree destinate al passeggio, presenti in tutti i padiglioni, sono molto piccole rispetto al numero di detenuti presenti’’.

Infine, altro aspetto negativo riguarda il numero delle persone tossicodipendenti all’interno del Giuseppe Salvia, ben 532, il 26,7% “che punta i riflettori sull’esistenza di un problema nel problema: la cura della tossicodipendenza all’interno del carcere’’. Un sovraffollamento più limitato all’istituto Pasquale Mandato di Secondigliano, comunque preoccupante. Rispetto ai 1.037 posti a disposizione, ne risultano occupati 1.249, 81 di questi da stranieri. Tra i detenuti presenti coloro che stanno scontando una condanna definitiva sono 654, le persone in attesa di giudizio sono 593 e 2 sono invece gli internati.

A Secondigliano più basso anche il numero detenuti con problemi di tossicodipendenza, pari a 196. Poi c’è Nisida, il carcere che accoglie i detenuti più giovani. I minorenni sono attualmente 38 di cui: due hanno tra i 14 e i 15 anni, dodici tra i 16 e i 17 anni, diciassette tra i 18 e i 20 anni e sette tra i 21 e i 24 anni. Rispetto ad esempio a Poggioreale, Gli agenti di polizia penitenziaria, 97 attualmente, corrispondono a quelli previsti in pianta organica. Per quanto riguarda, invece, i funzionari giuridico-pedagogici, quelli in servizio sono 8 su un organico di 9. Anche a Nisida c’è una presenza maggiore di operatori di polizia penitenziaria rispetto sia al numero di educatori sia alla popolazione detenuta. Si sottolinea nel report “che il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria presente è adeguatamente formato al rapporto con l’adolescenza’’.

Gli spazi a disposizione

C’è un’altra differenza sostanziale tra i due carceri, gli spazi a disposizione dei detenuti per svolgere varie attività. “Una delle precarietà più evidenti dell’istituto – si legge nel report –   riguarda gli spazi per la socialità, non presenti su tutti i piani per mancanza di spazio libero. Se alla mancanza di spazi per lo sport e all’assenza di aree per la socialità si aggiungono le dimensioni delle stanze e la sospensione del regime delle celle aperte, sono evidenti la scarsa possibilità di movimento delle persone detenute e l’eccessiva permanenza all’interno della cella.  Poggioreale è privo di spazi per il teatro e la musica, tant’è che le rappresentazioni vengono eseguite nella chiesa dell’istituto. Un’altra mancanza riguarda gli spazi destinati a culti non cattolici, che costringe, ad esempio, i detenuti musulmani a pregare nelle loro celle, spesso troppo affollate’’. 

Diversa la situazione a Secondigliano dove le opere di manutenzione hanno migliorato la tenuta strutturale. “Le condizioni della struttura – conferma Pietro Ioia insieme al suo staff – sia al suo interno che all’esterno, sono molto buone. Il regime di sorveglianza dinamica permette ai detenuti di muoversi all’esterno della propria stanza detentiva, ma non della propria sezione, per diverse ore al giorno: i ristretti AS possono uscire dalle celle dalle 8:30 alle 15 e poi possono proseguire con la socialità fino alle ore 18, mentre le celle di Media Sicurezza sono aperte fino alle ore 20.’’ Tra i diversi spazi dedicati alla socialità spiccano le otto biblioteche di reparto, le 8 palestre e gli 8 campi sportivi presenti in istituto. A Nisida, “le attività formative, professionali, culturali e ricreative sono effettuate in collaborazione con operatori di altri Enti e avvalendosi di associazioni del privato sociale e del volontariato’’ mentre “le stanze detentive sono grandi e molto luminose e i minori detenuti sono massimo tre per camera; il wc è presente in un ambiente separato dalla camera di pernottamento e ogni cella presenta una doccia; inoltre ogni camera ha un sistema di riscaldamento’’.

I numeri risicati di chi è impegnato nei progetti lavorativi

Altro problema di grossa rilevanza è quello concernente la platea carceraria impegnata in progetti lavorativi. L’ufficio del Garante afferma: “Una delle più grandi carenze che caratterizzano la Casa Circondariale di Poggioreale ricade nel settore del lavoro: su quasi duemila detenuti presenti sono 289 le persone che lavorano alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria, mentre un solo detenuto è assunto da un’impresa esterna’’ mentre sono soltanto 113 i detenuti attualmente iscritti ai corsi scolastici di primo e secondo livello e di apprendimento della lingua italiana. Numeri sottoli anche al Pasquale Mandato. Si evince dal report dell’Ufficio del Garante del Comune di Napoli Pietro Ioia: “Per quanto non paragonabile alla situazione di Poggioreale, anche nel carcere di Secondigliano’’ c’è “una forte carenza riguarda la presenza di lavoranti in carcere, i quali rappresentano una piccolissima fetta della popolazione detenuta: 268 lavorano alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria e 4 per conto di imprese o cooperative. Il numero di persone iscritte ai corsi scolastici è di gran lunga superiore a quello del carcere di Poggioreale, essendo qui 338 le persone inserite in un percorso di formazione’’.

Ma l’elemento in più per Secondigliano è rappresentato dal polo universitario che dà la possibilità ai detenuti di potersi iscrivere a diversi corsi di laurea. Si fa inoltre presente che nella Casa Circondariale di Secondigliano è stato sviluppato un polo universitario, che permette ai detenuti di iscriversi a diverse facoltà. Spazi per teatro, canto, una palestra e altri luoghi per attività sportive, corsi di ceramica la cucina, la sala mensa, una Cappella ed i locali attrezzati per l’assistenza sanitaria ed infermieristica è quanto si trova all’interno del carcere minorile di Nisida.

La denuncia delle violenze in carcere

Anche nelle carceri, come altrove, l’arrivo della pandemia ha costretto ad un drastico cambiamento di abitudini, in questo caso la sospensione temporanea dei colloqui in presenza e in alcuni casi dei pacchi, con una richiesta massiccia di accorgimenti sanitari. Gli interventi sono stati però efficaci solo in parte visti gli alti numeri di contagiati da Covid e i decessi nelle carceri sia tra i detenuti che nelle fila del personale sanitario, amministrativo e della polizia penitenziaria.

La preoccupazione sfociò la scorsa primavera in pesanti rivolte in parecchi istituti penitenziari italiani, compresi quello di Poggioreale e di altri in Campania. «Il 2020 – secondo quanto afferma il garante dei detenuti del Comune di Napoli Pietro Ioia – è stato un anno di violenza all’interno delle carceri. Confrontandomi con chi è stato picchiato ho constatato come la modalità delle aggressioni ai danni detenuti sia simile a quella che ho subito io trent’anni fa quando ero in stato di detenzione». Lo stesso Ioia aggiunge che «i detenuti», ancora adesso non verrebbero «picchiati durante le rivolte, ma quando le acque si sono calmate e le guardie penitenziarie riprendono il possesso del carcere con squadre che vanno nelle celle prendendoli a calci e pugni». Inoltre, conclude il garante napoletano dei detenuti, «riceviamo continuamente telefonate dai parenti dei detenuti preoccupati per la condizione sanitaria dei loro congiunti in stato di detenzione. Ci sono tanti ammalati e tanti che avrebbero bisogno di cure perché affetti da patologie ma nessuno se ne occupa».

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