Addio ai prodotti a marchio Coca Cola nei distributori automatici presenti nelle sedi del comune di Napoli. Questa l’idea di cui si sta discutendo negli ultimi giorni sulla scorta delle iniziative di boicottaggio promosse su scala mondiale dal movimento Bds (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni).
Stop ai prodotti Coca Cola nei distributori a Napoli
Si tratterebbe di un appello pro Gaza che ha dapprima raggiunto l’attenzione del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, poi degli assessori e infine dei consiglieri comunali. Questa petizione, sottoscritta da 150 dipendenti del comune e consegnata oggi all’assessore al Welfare Luca Trapanese, mira a colpire “I prodotti di aziende coinvolte, direttamente o indirettamente, nella violazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, in primo luogo i prodotti a marchio Coca Cola”. L’azienda produttrice della nota bibita gassata era già da tempo nel mirino di una campagna internazionale di boicottaggio da parte dei sostenitori Pro Pal per i quali sarebbe complice di Israele.
Un’iniziativa Pro Gaza
L’assessore comunale al Welfare Luca Trapanese ha sottolineato l’importanza che questa iniziativa ha per la città di Napoli. “L’Amministrazione mi ha chiesto di ascoltare i dipendenti. Credo che sia una cosa che vada fatta, quindi la sosterrò personalmente. E’ un piccolo gesto che può essere sicuramente educativo culturalmente, a partire da Napoli, per far capire soprattutto che molti prodotti che noi utilizziamo sono complici anche di tragedie che vediamo nei social o in televisione“.
“Coca Cola è uno degli obiettivi della campagna Bds che cerca di contrastare il genocidio e chi finanzia Israele” hanno raccontato i dipendenti del comune davanti Palazzo San Giacomo. Quest’ultimi hanno anche chiesto, in occasione di PharmExpo 2025, in programma dal 24 ottobre alla Mostra d’Oltremare di Napoli, che non ci sia spazio per gli stand della Teva Pharmaceutical Industries, una multinazionale israeliana impiegata nel settore dell’industria farmaceutica. “Napoli – si legge nella petizione – non può cambiare da sola gli equilibri internazionali, ma può dare un segnale simbolico forte, in linea con la sua storia di città solidale e schierata dalla parte dei diritti umani”.

