venerdì, Luglio 18, 2025
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“Ti aspetto a casa mia per un po’ di sesso”, ma era una trappola: 23enne rapinato

Prima si sono scambiati dei messaggi sul sito di incontri, poi, una volta fissato un appuntamento a sfondo sessuale, ha subito violente minacce ed è stato derubato. A riportare la vicenda ai carabinieri è stata la vittima, un giovane ragazzo 23enne di Torino, rapinato lo scorso 26 aprile da una donna di 46 anni e dal suo complice di 20 anni.

L’amara sorpresa

Dopo una serie di messaggi scambiati con la vittima – adescata su un’app di incontri – la donna ha invitato il giovane come ospite nel suo appartamento per consumare un rapporto sessuale. Ma, una volta giunto nel luogo prefissato, il ragazzo ha dovuto fare i conti con un’amara sorpresa: sotto la minaccia di un coltello da cucina sfoderato dal ragazzo complice della donna, la vittima è stata obbligata a consegnare vestiti, scarpe, cellulare e, come se non bastasse, anche il bancomat. Così, è stato immediatamente dopo costretto a seguire i due malviventi a due sportelli bancomat. Dopo aver trovato chiuso il primo, successivamente si sono recati ad un altro ATM, dove ha prelevato ben 900 euro da consegnare nelle mani dei delinquenti. Poi, dopo aver effettuato il pagamento, è stato liberato.

Le indagini

Da allora sono trascorsi ben due mezzi e mezzo, durante i quali i carabinieri della stazione Po Vanchiglia di Torino – cui il ragazzo rapinato aveva segnalato il furto – hanno dato il via alle indagini. Al termine delle opportune verifiche – grazie anche ai filmati effettuate dalle telecamere situate nei pressi degli sportelli ATMsono riusciti a identificare facilmente la coppia autrice del crimine. Così è stato notificato intorno alla metà del mese di luglio un ordine di arresto ai due malviventi – la cui fedina penale era già macchiata, dal momento che hanno già dei trascorsi nel carcere cittadino per altre cause. Tra l’altro il 20enne all’epoca non avrebbe dovuto essere nemmeno a Torino in quanto il questore gli aveva già notificato un foglio di via, perché ritenuto socialmente pericoloso.