PUBBLICITÀ
HomeAttualità e SocietàTod’s, il marchio dell’eleganza italiana finisce sotto accusa

Tod’s, il marchio dell’eleganza italiana finisce sotto accusa

PUBBLICITÀ

Per molti italiani il brand Tod’s richiama immediatamente l’idea di qualità, artigianalità e made in Italy. Scarpe cucite a mano, pelle pregiata tutto in una chiave di estetica sobria e raffinata. Da anni il gruppo della famiglia Della Valle rappresenta uno dei simboli del lusso italiano, riconosciuto a livello internazionale e spesso raccontato come modello di eccellenza.

Proprio per questo l’inchiesta avviata dalla Procura di Milano ha avuto un effetto dirompente. Tre manager di Tod’s risultano indagati con l’accusa di caporalato all’interno di una filiera produttiva che coinvolge sei opifici tra Lombardia e Marche, gestiti da imprenditori cinesi. Secondo gli inquirenti, in quei laboratori gli operai lavoravano per pochi euro l’ora, vivevano in alloggi improvvisati ricavati sopra i capannoni e svolgevano turni massacranti. Condizioni che nell’immaginario collettivo non dovrebbero avere nulla a che vedere con il mondo del lusso, ma che – se confermate – avrebbero contribuito a ridurre i costi di produzione di articoli destinati al mercato internazionale.

PUBBLICITÀ

Il punto centrale dell’indagine riguarda la presunta consapevolezza dell’azienda. La procura sostiene che Tod’s fosse al corrente delle criticità emerse negli audit interni, e che non avrebbe interrotto il rapporto con gli opifici coinvolti. Proprio per questo i magistrati hanno chiesto misure severe come il divieto di pubblicità per sei mesi e un possibile commissariamento giudiziario dell’azienda. Una richiesta rara, che dimostra l’impatto dell’inchiesta e la gravità delle contestazioni.

A rendere la vicenda ancora più significativa è il paradosso culturale che la accompagna. Tod’s, negli ultimi vent’anni, è stato uno dei marchi più attivi nella lotta alla contraffazione. Nel 2005 vinse una causa internazionale contro imitazioni dei prodotti Hogan, nel 2012 avviò programmi contro i falsi online, nel 2019 contribuì alla rimozione di migliaia di siti e cataloghi illegali e nel 2023 introdusse il passaporto digitale per garantire l’autenticità delle sue borse.

È un marchio che ha costruito parte della sua identità proprio sulla difesa del vero made in Italy contro copie, abusi e illegalità.

Il fatto che oggi si ritrovi al centro di un’indagine per sfruttamento nella filiera crea un vero e proprio shock narrativo. L’azienda che ha combattuto il falso viene accusata di avere tollerato ciò che il suo racconto ufficiale ha sempre contrastato. Una contraddizione che colpisce l’immaginario pubblico e apre un interrogativo più ampio sulle dinamiche del settore moda.

Il caso Tod’s ci ricorda infatti che il lusso non è solo un’etichetta o una vetrina ma una catena produttiva che attraversa laboratori, mani, turni di lavoro, controlli e responsabilità. Quando una filiera non viene monitorata in ogni passaggio, anche il settore più prestigioso può diventare vulnerabile a sfruttamento e irregolarità. Per il consumatore è forse un brusco risveglio, ma dietro ciò che percepiamo come “eccellenza” possono nascondersi condizioni lontane dall’immaginario del lusso.

Ed è qui che l’inchiesta assume un valore particolarmente simbolico. Il lusso perde senso quando perde etica. Un prodotto non può essere considerato di qualità se nasce da violazioni, scorciatoie o sfruttamento.

La vera eccellenza non riguarda solo il prezzo o il marchio, ma il rispetto delle persone che rendono possibile quel prodotto. Il caso Tod’s mette in luce che anche il lusso non può permettersi zone d’ombra e anzi, proprio il prestigio si regge su principi fondamentali come la credibilità se questi valori vacillano non c’è narrazione che tenga.

PUBBLICITÀ
PUBBLICITÀ