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venerdì, Marzo 29, 2024
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Torna la paura dell’influenza aviaria: già 623 morti accertati. Si teme diffusione mondiale

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Torna l’allarme aviaria: un nuovo virus, che si sta diffondendo in Cina e che uccide il 38% delle persone che lo contraggono, preoccupa non poco le autorità sanitarie di tutto il mondo in vista di una possibile diffusione globale. Si chiama H7N9, viene diffuso dai polli e secondo alcuni medici potrebbe raggiungere un livello pandemico pari a quello dell’influenza spagnola, che esattamente un secolo fa iniziò a diffondersi fino ad uccidere almeno 50 milioni di persone in tutto il mondo nel giro di due anni.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha espresso forte preoccupazione sul potenziale di questo virus, il cui focolaio, in Cina, ha portato finora a 1625 casi accertati e 623 morti. Come riporta il Telegraph, le autorità britanniche sembrano essere particolarmente sensibili sul tema: ciò che preoccupa è infatti la capacità di mutazione del virus. Al momento, l’H7N9 è trasmissibile solo dai polli all’uomo, mentre chi entra in contatto con un’altra persona infetta non rischierebbe il contagio. Tuttavia, da quando è stato identificato per la prima volta, alla fine del 2013, il virus è mutato già tre volte e potrebbe farlo ancora, col rischio di sviluppare una nuova capacità di adattamento e trasmissione.

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L’H7N9 è un virus appartenente alla stessa famiglia dell’H5N1, quello dell’influenza aviaria che nel 2003 si diffuse in tutto il mondo, causando centinaia di vittime. Per gli esperti, però, il virus che si sta diffondendo in Cina, che può causare influenze e violente polmoniti, colpisce soprattutto donne incinte, anziani e bambini, e per questo ha un potenziale decisamente più pericoloso. Jonathan Quick, già consulente e direttore dell’Oms, ha infatti spiegato: «Se da un lato preoccupa l’incidenza delle morti in proporzione ai casi accertati, dall’altro dobbiamo stare attenti alla sua trasmissione sia per quanto riguarda gli spostamenti in tutto il mondo, sia per quanto riguarda le condizioni igienico-sanitarie dei singoli centri abitati».

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