Sono stati entrambi condannati Domenico D’Alterio e la compagna Maria Iodice, coppia di Giugliano ma residente a Civitavecchia, finiti nell’inchiesta sulle truffe dei falsi tamponi. Le accuse erano quelle di peculato (art.314 c.p.), esercizio abusivo della professione medica (art. 348 c.p.) e falsità materiale (artt. 477 e 482 c.p.).

PUBBLICITÀ

Il Tribunale di Civitavecchia, per mano del giudice dottor Francesco Filocamo, ha inflitto due anni e sei mesi di reclusione a Domenico D’Alterio, che resta ai domiciliari, (difeso dall’avvocato Matteo Mormino) e due anni alla compagna Maria Iodice (difesa dall’avvocato Giovanni Abbate), la quale ha ottenuto la pena sospesa con immediata scarcerazione. Il processo si è svolto con la formula del rito abbreviato.

Le loro condanne si riferiscono però solo ad una parte dei falsi tamponi eseguiti dalla coppia, ovvero quattordici casi accertati dai carabinieri, perché la magistratura non ha ancora chiuso l’intera inchiesta. In totale, potrebbero esser stati molti di più. Se gli inquirenti riuscissero a dimostrare che i falsi tamponi sono stati effettivamente molti di più dei 14 discussi ieri in aula, l’accusa potrebbe modificarsi in epidemia colposa.

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, i due avevano organizzato una truffa collaudata. Lei rubava i tamponi in ospedale e lui li eseguiva a un gran numero di persone tra Civitavecchia e Roma, a pagamento. Nessuno si è accorto di nulla fino a quando il compagno dell’infermiera, a settembre, è andato a eseguire tamponi ai lavoratori di una ditta di pulizie a Roma, la “Rapida”, su incarico dello stesso, titolare, ignaro dell’inganno: gli esiti dei tamponi erano tutti negativi, ma una postilla nel referto ha preoccupato una lavoratrice, che per vederci chiaro si è rivolta all’ospedale Spallanzani, dove è stata informata che il responso non era stato redatto da loro. L’ospedale capitolino ha quindi indirizzato la donna verso la ASL Roma4, che – una volta visto il referto – si ha dato il via all’indagine dei carabinieri, che hanno poi scoperto la truffa.

Il Comune di Civitavecchia si è costituito parte civile nel processo per il riconoscimento del danno sia per Asl Roma 4 che per il Comune stesso, con spese legali liquidate in favore dei due enti.