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mercoledì, Aprile 24, 2024
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Vaiolo delle scimmie, 219 infetti: probabile focolaio al maxi-evento alle Canarie

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Sono 219 le persone nel mondo che hanno contratto il vaiolo delle scimmie nell’ultimo mese, l’inizio del contagio sarebbe avvenuto ad un evento alle Canarie. I dati illustrati provengono dall’ultimo rapporto del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e risalgono al 25 maggio 2022, del totale stabilito circa 12 sono positivi residenti in Italia. Esclusi i casi dei Paesi in cui la malattia è endemica, ha quindi un livello di diffusione stabile quindi non preoccupante come quello della pandemia, sono 19 i Paesi più colpiti dal vaiolo delle scimmie, di cui la maggior parte europei.

L’evento a ‘Gran Canarie’

I casi in aumento nell’ultimo mese della malattia già “nota” agli studiosi, infatti vi è già un vaccino per la sua cura e prevenzione, insospettiscono, è partita infatti una “caccia al focolaio” per riuscire a dare una motivazione al “picco” di contagi. Pare che la diffusione del virus sia iniziata ad un evento ‘non-stop’ alle Canarie. Le isole Spagnole hanno infatti ospitato dal 5 al 15 maggio il ‘Pride invernale‘. La festa simbolo della comunità Lgbtq+, aperta a chiunque voglia sostenere e divertirsi, si è tenuta a Maspalomas, nel Sud di Gran Canaria.

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Persone da tutta Europa, ma anche extra-UE, si sono riuniti per festeggiare la 26esima edizione del ‘Pride invernale‘. Si sospetta che almeno un “ospite” del Pride fosse positivo al virus del vaiolo delle scimmie, conseguentemente sarebbe scattato “l’effetto domino”. Come ci è stato ripetuto più volte nell’ultimo mese il vaiolo è un virus trasmissibile solo attraverso contatti molto stretti. Rapporti sessuali o contatti ravvicinati al punto tale da poterlo trasmettere anche attraverso le vie respiratorie, modalità molto più “complessa”.

La preoccupazione della comunità Lgbtq+ dopo le Canarie

L’ipotesi del presunto focolaio mette in allerta la comunità Lgbtq+, gli attivisti infatti si dicono molto preoccupati. Attivisti, sostenitori e appartenenti della comunità Lgbtq+ sono sempre più impegnati nel cercare di far valere i loro diritti combattendo così omofobie e retaggi culturali arcaici. La possibilità che il focolaio sia nato proprio al Pride delle Canarie preoccupa la comunità sulle discriminazioni che “l’effetto untore” potrebbe riscuotere. Preoccupa che possa essere utilizzata, da alcuni, la “scusa” della nascita del picco di contagi per giustificare un’omofobia latente. La scoperta del possibile focolaio al Pride delle Canarie mette in allerta anche l’ambiente turistico per le ripercussioni sull’isola dettate dalla paura.

Edward Timon, attivista inglese della comunità Lgbtq+ ed editore di un sito d’informazione trasferitosi alle Canarie da ormai 10 anni, ha rilasciato un’intervista a ‘Repubblica‘. “C’è preoccupazione perché quello che sta succedendo può mettere in cattiva luce la nostra Maspalomas” dice. Il problema non è ammettere che il Pride sarebbe il focolaio ma distinguere la comunità dall’effettivo contagio. Un enorme evento che richiama migliaia di persone da tutt’Europa è candidato ad essere un focolaio di contagi, a prescindere del motivo del festeggiamento. “La comunità Lgbtq+ non deve temere di affrontare il problema, che può capitare a chiunque e tra l’altro, è molto meglio educare riguardo ai comportamenti per prevenire le malattie sessualmente trasmissibili, rispetto agli etero” spiega.

L’importanza dell’informazione 

La comunità Lgbtq+ lotta da sempre contro problematiche del genere, le malattie sessualmente trasmissibili restano uno dei “mantelli” con in quali ci si nasconde per dare sfogo alla propria latente omofobia. L’importante è allora informare riguardo le problematiche che rapporti non protetti o “grandi eventi” possono portare, indipendentemente dai propri gusti sessuali.

Come spiega il politico ed ex organizzatore del Pride Andre van Wanrooij: “Assieme a un’altra associazione, davamo gratis preservativi, facevamo informazione sulla prevenzione, assicuravamo assistenza sanitaria“. Continua poi: “Tutto questo non c’è più e anche se non si sapeva dell’arrivo del vaiolo, comunque, comportamenti più attenti sarebbero serviti a prevenire anche quella malattia“. “Penso ai giovani, dobbiamo insegnargli i principi del sesso sicuro e dell’igiene e non bisogna mai stancarsi di spiegarlo, anche a costo di essere ripetitivi”. “Questo virus può colpire chiunque, ma adesso sta interessando molti di noi: non lasciamo le nuove generazioni senza informazione” conclude.

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