Ucciso perché stava meditando di uccidere il boss Lo Russo. Questo il destino di Pasquale Izzi, ammazzato il 29 marzo 2016, stava aiutando Antonio Genidoni e Fabio Cardillo a progettare in carcere l’omicidio del boss ma Carlucciello lo venne a sapere e organizzò l’agguato in via Janfolla. Le dichiarazioni choc sono di Mariano Torre, ultimo pentito nel clan dei “Capitoni”, che con le sue dichiarazioni ha messo nei guai i complici di mandanti ed esecutori del delitto già in carcere: Ciro Perfetto, Antonio Buono, Salvatore Freda, Tommaso D’Andrea e Marco Corona. Grazie al neo collaboratore di giustizia si è saputo anche come gli esecutori materiali (Luigi Cutarelli e lo stesso Torre) capirono che il bersaglio designato era uscito di casa: con un fischio delle vedette in appostamento.
Ecco alcuni passaggi del verbale d’interrogatorio di Mariano Torre riportati dal Roma. Il pentito ha rivelato che Izzi doveva già essere ucciso in un precedente permesso premio ma l’agguato non fu preparato in tempo: «Dicemmo a Tommy (Tommaso D’Andrea, ndr) che il giorno dopo dovevamo fare un servizio e che ci serviva il suo aiuto. Perfarci sapere l’orario preciso in cui lui usciva di casa per torna-re in carcere. Chiedemmo il suo aiuto perché lui lo conosceva, si mise a disposizione e prendemmo appuntamento per l’indomani mattina, alle 7 a casa di Salvatore Fresa dove avevamo le armi. Inoltre da casa di Salvatore Freda si vede la zona da cui sarebbe uscito Izzi. Dicemmo a Tommy che dovevamo fare “un servizio” perché nel nostro gergo si parla di “servizio”per riferirci agli omicidi. Del Resto, Marco lo aveva informato su quello che dovevamo fare.Tommy, Ciro e antonio Buono rimasero a casa di Salvatore. Ciro e Buono si misero sul balcone con il compito di farci il fischio quando vedevamo Izzi scendere da casa. Le armi erano cistodite da Salvatore: io presi una calibro 9, Luigi una 9×21».