Ergastolo a Ugo De Lucia. Carcere a vita all’uomo che torturò, uccise Gelsomina Verde, prima di darne il corpo alle fiamme. «Fine pena mai». Alle quattro di ieri pomeriggio il giudice per l’udienza preliminare Paola Valeria Scandone legge il dispositivo di una sentenza storica: la prima che affronta e ricostruisce la verità giudiziaria sulla «faida di Secondigliano», che oppose poco più di un anno e mezzo fa il gruppo criminale fedele a Paolo Di Lauro a quello degli «scissionisti». Guerra di camorra cruenta. Feroce. Brutale, come brutale fu l’omicidio di Gelsomina, torturata e trucidata il 22 novembre del 2004 in piena guerra di camorra, perché non aveva saputo rivelare ai suoi aguzzini dove si trovasse l’ex fidanzato (ritenuto uno degli esponenti del gruppo scissionista). Un delitto atroce. Ieri la sentenza, pronunciata al termine del procedimento con rito abbreviato, al quale De Lucia e altri 32 imputati avevano deciso di far ricorso. Tra gli imputati condannati c’è anche Giuseppe Grassi, «sentinella» dei Di Lauro: a 21 anni non ancora compiuti commise un errore fatale, scambiando quattro carabinieri del Battaglione di Miano in borghese per sicari del clan avversario; non esitò a sparare loro contro, ferendoli. Grassi è stato condannato a otto anni. Il gup ha condannato anche il collaboratore di giustizia Pietro Esposito. Fu grazie alle sue dichiarazioni raccolte dai carabinieri del Nucleo operativo (guidato da Nicodemo Macrì) del comando provinciale allora diretto dal generale Vincenzo Giuliani che i pm della Dda Giovanni Corona e Luigi Frunzio – titolari dell’inchiesta – ricostruirono le ultime ore della povera Gelsomina Verde. Per Esposito la Procura aveva chiesto una condanna a sei anni. Il gup gli ha inflitto sette anni e quattro mesi di reclusione. Trentuno condanne e due assoluzioni. Ecco l’elenco completo degli imputati. Le condanne: Arcangelo Abete 6 anni e 8 mesi, Francesco Barone 4 anni e 8 mesi (avvocati Giovanni Cappuccio e Carlo Ercolino), Massimilano Cafasso 3 anni (avvocati Chummariello e Rendina), Luigi de Lucia 3 anni e 4 mesi, Paolo de Lucia 3 anni, Ugo De Lucia ergastolo (Arrico e Dario Russo), Mario Di Palma 3 anni, Biagio Esposito 3 anni e 4 mesi, Pietro Esposito 7 anni e 4 mesi; Gianluca Giugliano 4 anni e 8 mesi, Giuseppe Grassi 8 anni, Umberto La Monica 3 anni e 4 mesi, Giovanni Maisto 3 anni, Stefano Maisto 3 anni, Roberto Manganiello 3 anni e 4 mesi, Gennaro Marino (detto ’o Mc Kay) 6 anni e 8 mesi (scagionato dall’accusa di essere capo e promotore della fazione scissionista, il pm per lui aveva chiesto dieci anni, era difeso dagli avvocati Luigi e Saverio Senese); Giacomo Migliaccio 6 anni, Ciro Nocerino 4 anni e 8 mesi, Gennaro Notturno 3 anni e 4 mesi, Vincenzo Pariante 4 anni e 8 mesi (fratello di Rosario, scagionato dall’accusa di associazione mafiosa, avvocati Luigi Senese e Armando Veneto); Pasquale Pennino 3 anni (avvocato Carmine Aloya), Salvatore Petriccione 3 anni e 4 mesi, Luigi Petrone 3 anni, Giuseppe Prezioso 3 anni (avvocato Gennaro Pecoraro); Vincenzo e Raffaele Rispoli 3 anni (avvocati Luigi Senese e Francesco Lubrano); Domenico Rocco 2 anni e mezzo (collaboratore); Fortunato Scognamiglio 3 anni, Luigi Secondo 3 anni; Cosimo Tranchino 3 anni, Raffaele Tranchino 4 anni. Due sole assoluzioni: quelle dei fratelli Vittorio e Salvatore Meola, assistiti dall’avvocato ennaro Pecoraro. Gelido silenzio in aula alla lettura delle condanne. In gabbia era presente anche De Lucia. Il suo avvocato Dario Russo: «Oggi De Lucia è stato assolto da uno dei tre omicidi per i quali era imputato, quello di Migliaccio. È solo il primo passo verso il nostro obiettivo, che è quello di arrivare ad una assoluzione completa, alla quale puntiamo in appello».
GIUSEPPE CRIMALDI – IL MATTINO 4 APRILE 2006
