Era accusato di aver fatto parte del commando che nel maggio dello scorso anno aveva portato al ferimento del 21enne Giuseppe Orefice, figlio di Gennaro elemento di spicco del gruppo di Castello di Cisterna. Per il 23enne Marco D’Ambrosio e il 22enne Luigi Barbareschi le accuse erano di tentato omicidio e porto abusivo di armi comuni da sparo, aggravati dalle modalità mafiose. Ieri il gip Aufieri ha condannato Barbareschi a dieci anni di reclusione nel processo che si svolge con rito abbreviato. Secondo l’accusa quel giorno i due avrebbero esploso nove colpi di pistola in calibro 7,65 in pieno giorno, all’interno di un quartiere densamente popolato di Cisterna. Le indagini, iniziate il giorno dopo, hanno permesso di ricostruire le modalità esecutive dell’agguato, sferrato da affiliati di un clan rivale, il gruppo D’Ambrosio, in lotta con gli Orefice da tempo per il controllo delle piazze di spaccio nel Napoletano. Entrambi i clan hanno base a Cisterna e per questo sono in guerra da tempo. Gli investigatori, inoltre, hanno ricostruito l’accresciuto livello criminale dei giovani indagati, il primo dei quali recentemente diventato esponente di rilievo del panorama criminale, all’indomani dell’arresto del vertice del gruppo D’Ambrosio
PUBBLICITÀ
PUBBLICITÀ
RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.