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giovedì, Marzo 28, 2024
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Il Covid non ferma gli affari della camorra: ‘pizzo’ del clan su merce e incassi

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Il Covid non ferma gli affari della camorra: pizzo del clan su merce e incassi. Sei persone sono finite in manette perché ritenute gravemente indiziati del reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. I soggetti costringevano commercianti e imprenditori dell’area dei Monti Lattari ad acquistare gadget pubblicitari (quali giubbotti e magliette) dal valore irrisorio a prezzi fuori mercato. A Castellammare di Stabia, Pompei, Agerola e San Fele, i militari della Compagnia Carabinieri di Castellammare di Stabia nella notte hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di 6 indagati. Tutti ritenuti gravemente indiziati del reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

BLITZ CONTRO IL CLAN

I militari della Compagnia Carabinieri di Castellammare di Stabia nella notte hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di 6 indagati, ritenuti gravemente indiziati del reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

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Il complesso delle attività d’indagine, condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Castellammare di Stabia e dirette dalla Procura Distrettuale Antimafia di Napoli ha consentito di documentare una serie di estorsioni eseguite dagli indagati. Gli indagati avvalendosi del fatto di essere riconducibili al clan ‘Gentile’, hanno costretto diversi commercianti e imprenditori dell’area dei Monti Lattari ad acquistare gadget pubblicitari, quali giubbotti e magliette, dal valore irrisorio a prezzi fuori mercato.

COSTRETTI A COMPRARE I VESTITI

Le persone di volta in volta rifornite, ben consapevoli dello spessore criminale degli indagati, non potevano rifiutare l’acquisto dei gadget pubblicitari. Anche alle condizioni particolarmente gravose imposte, essendo anche costretti a comprare polo, maglie, smanicati. Ed anche altro sia nel periodo natalizio che in quello delle successive festività pasquali.

I comportamenti minacciosi incidevano sia quando veniva imposto l’acquisto, sia nella fase di determinazione dei quantitativi di merce e dei prezzi praticati stabiliti unilateralmente dai fornitori al di fuori di qualsivoglia logica di mercato. Anche nella fase finale di incasso dei prezzi imposti, allorquando venivano usate minacce e violenza nei confronti di chi era in ritardo nei pagamenti.

LE MAGLIE IMPOSTE DAL CLAN

È significativo l’acquisto da parte di un imprenditore della zona di 30 magliette al prezzo di 34 euro circa cadauna. Al termine delle formalità di rito i due indagati portati al carcere di Secondigliano. Uno nel penitenziario di Melfi (la più vicina al luogo ove il destinatario è già ristretto in regime di arresti domiciliari). I restanti sono arresti domiciliari presso le proprie abitazioni.

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