Si è concluso presso il tribunale di Napoli il processo scaturito dalla cosiddetta operazione Omphalos, su intestazione fittizia di beni, violenza privata e reati con l’aggravante mafiosa. Pugno duro per l’imprenditore melitese Antonio Passerelli che incassa 8 anni, ma viene assolto per l’intestazione fittizia. Caduta anche l’aggravante mafiosa per lui. Condannati anche i figli dell’imprenditore. Tre anni per Maria, 4 anni per Pasquale Passarelli e assoluzione per Eduardo Antimo. Nel processo anche il boss degli Amato Pagano, Mariano Riccio, condannato a 6 anni di reclusione.
Gli imputati rispondevano a vario titolo di associazione a delinquere di stampo camorristico, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, truffe alle assicurazioni, violenza privata, abusiva attività finanziaria e rapina. Omphalos fu battezzata l’operazione dalle Fiamme Gialle, il termine in greco significa ombelico: com’era appunto considerato il ruolo di Passarelli, attraverso il quale passavano tutti i capitali dei clan. Annota ancora il gip che tali collusioni consentivano ai clan «di raggiungere due distinti obiettivi. Per un verso, il passaggio di mano di somme di denaro e di quote societarie rendeva difficoltosa, se non impossibile, l’individuazione delle originarie provviste poi utilizzate per le operazioni di investimento; per un altro verso, questi investimenti, generavano un immenso patrimonio societario ed immobiliare nella disponibilità del cartello criminale ».
Nell’inchiesta sono indagati gli esponenti di 5 clan, tra cui anche i Mallardo di Giugliano ed i Puca di Sant’Antimo. Tra questi c’è Francesco Russo, detto ‘o Lentone’, descritto dagli inquirenti come l’“autista di Feliciano Mallardo e favoreggiatore della latitanza di Mauro Moraca”. Si occupava anche di truffe alle assicurazioni che servivano per rimpinguare la cassa del clan Mallardo.