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sabato, Aprile 20, 2024
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Camorra a Forcella, inchiesta flop: ‘sconti’ e assoluzioni per i Mazzarella

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Si è concluso con un risultato molto al di sotto delle aspettative della Procura l’ultimo ‘round’ della vicenda processuale riguardante il clan Mazzarella, fazione di Forcella. Il processo è quello che vedeva imputati tra gli altri Michele Mazzarella, figlio del defunto boss Vincenzo e indicato come reggente del clan, sua moglie Marianna Giuliano e Giuseppe Buonerba, leader del gruppo dei ‘capelloni’ di via Oronzio Costa. Una vicenda che inizia nel 2007 con la famigerata operazione ‘piazza pulita’ che scompaginò la mala di Forcella. In quell’occasione furono eseguite numerose ordinanze di custodia cautelare con l’accusa di associazione finalizzata al traffico di droga. Nelle more dal 2007 al 2022 prendono forma altri provvedimenti che cristallizzano e accertano l’esistenza del clan Mazzarella. A distanza di 15 anni la Dda, che all’epoca non contestò il reato di associazione di stampo camorristico, ha poi redatto un nuovo procedimento con la contestazione di associazione camorristica. Molti dei difensori degli imputati sollevarono il principio del ne bis in idem secondo cui un giudice non può esprimersi due volte sulla stessa azione penale, se si è già formato al riguardo un giudizio definitivo. Il pubblico ministero sostenne che in quest’occasione si trattava di reati in continuazione andando così a processo.

La decisione per i Mazzarella

In aula sono emersi però alcuni ‘casi’ come quello di Vincenzo Barattolo: per quest’ultimo che non aveva alcun procedimento in passato inerente il reato di associazione finalizzata al traffico di droga la richiesta era stata alquanto elevata insieme a Raffaele Riccio a differenza degli altri imputati. I loro difensori, gli avvocati Paolo Gallina (per Barattolo) e Roberto Saccomanno (per Riccio) hanno evidenziato come nessun collaboratore di giustizia abbia mai tirato in ballo i loro assistiti nè che vi fossero intercettazioni tali da inquadrare i due come appartenenti al gruppo. Argomentazioni che hanno pienamente convinto il gip Provisier, nel processo svoltosi con rito abbreviato, che ha dunque assolto sia Barattolo che Riccio. Anche per gli altri le accuse della Procura sono state ridimensionate sensibilmente grazie, anche in questo caso, alle argomentazioni sollevate dai loro legali. E così Buonerba, a fronte di una richiesta di ben dodici anni, è stato condannato a soli due anni di reclusione: il ras era difeso dagli avvocati Leopoldo Perone e Sergio Simpatico. Michele Mazzarella, che solo ventiquattro ore prima aveva ricevuto il foglio di via da Ischia (leggi qui l’articolo) ha rimediato un anno e quattro mesi mentre la moglie, Marianna Giuliano, ha ricevuto una condanna ‘soft’ a due anni: i due coniugi erano difesi dagli avvocati Leopoldo Perone e Sergio Morra. Giuseppe Del Prete è stato condannato a due anni, stessa pena per Francesco Mirolo e Francesco Ravolo mentre Salvatore Del Prete è stato assolto: era difeso dall’avvocato Sergio Simpatico.

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