sabato, Luglio 19, 2025
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Colpo a due clan ‘satelliti’ dei Mazzarella, tutti i nomi dei 21 arrestati

I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna hanno eseguito un’ordinanza emessa dal gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 21 persone (di cui 19 sottoposte alla misura della custodia in carcere, 2 a quella degli arresti domiciliari) gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, nonché di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione e porto di armi, detenzione a fine di spaccio di droga, tentata estorsione, delitti aggravati dal metodo mafioso e dalle finalità mafiose.

Traffico di droga e racket nel Napoletano, smantellati due clan “satelliti” dei Mazzarella

Secondo quanto riporta un comunicato a firma del procuratore di Napoli Nicola Gratteri, dalle indagini sarebbe emersa l’esistenza di due organizzazioni criminali operanti, rispettivamente, a Somma Vesuviana e Sant’Anastasia, collegate al clan Mazzarella di Napoli, e che ad oggi eserciterebbero un capillare controllo del territorio.

La prima sarebbe stata dedita alla gestione del traffico di droga e alla distribuzione dello stupefacente in varie piazze di spaccio, e disporrebbe di mezzi, uomini e armi; la seconda, avrebbe operato formulando una serie di richieste estorsive ai danni di imprenditori e commercianti della zona, per poter sostenere i propri affiliati.

SONO FINITI IN CARCERE

CIVITA Fabio, detto anche “Zoccola nera”, CORREALE Clemente, CUOZZO Enzo, DE BERNARDO Roberto, DE BERNARDO Rosario, DI CAPRI° Salvatore, detto anche “Totore”, DI CICCO Clemente, ESPOSITO Salvatore, alias “Cioccolata”, LANZONE Alessandro, LANZONE Salvatore, MARTINIELLO Carmine, detto o’ Cavallaro, MAZZARELLA Michele, detto anche “0′ Fenomeno”, MENNA Antonio, MIRANDA Carmela, SCURTI Francesco, ANASTASIO Raffaele, detto “Felice”, ANNUNZIATA Fabio, detto anche “Masaniello”, BOVA Rosa, BUONOCORE Ferdinando, detto anche “Bombolone”. 

AI DOMICILIARI

Luigi Ciliberti, Antonio Baia

Il provvedimento, emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, rappresenta un’importante tappa nella strategia di contrasto alla criminalità organizzata nell’area metropolitana di Napoli. Le accuse contestate agli indagati sono estremamente gravi: associazione di tipo mafioso, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi, tentata estorsione e altri reati aggravati dal metodo mafioso.

Secondo quanto riportato dalla Procura di Napoli, in particolare dal procuratore Nicola Gratteri, le indagini hanno permesso di documentare l’esistenza e l’operatività di due gruppi camorristici ben strutturati, dotati di risorse logistiche, armi e di una fitta rete di relazioni sul territorio. Il primo dei due gruppi criminali era specializzato nel traffico e nello smercio di stupefacenti. Operava tramite una rete capillare di piazze di spaccio distribuite nei territori di Somma Vesuviana e Sant’Anastasia, facendo affidamento su uomini armati e un’organizzazione ben collaudata. Il secondo gruppo si dedicava sistematicamente ad attività estorsive, imponendo il pagamento del “pizzo” a commercianti e imprenditori della zona, utilizzando la violenza e l’intimidazione come strumenti di controllo e finanziamento delle casse del clan.

Le indagini, tuttora in corso, delineano un quadro allarmante di radicamento territoriale e di infiltrazione della criminalità organizzata nella vita quotidiana delle comunità locali. Le attività criminali, secondo gli inquirenti, erano finalizzate non solo al profitto illecito, ma anche a consolidare il potere del clan Mazzarella, una delle storiche organizzazioni camorristiche attive nel capoluogo partenopeo e nel suo hinterland.

Il procuratore Nicola Gratteri ha definito l’operazione come “un passo importante nella strategia di contrasto alla criminalità organizzata che affligge l’area metropolitana di Napoli, soprattutto nei comuni dell’hinterland, dove spesso il potere mafioso si insinua nella vita quotidiana dei cittadini, condizionando scelte, attività economiche e perfino le relazioni sociali”.

Il clan Mazzarella è uno dei più potenti e radicati gruppi della camorra napoletana. Nato negli anni Ottanta, il sodalizio prende il nome dalla famiglia Mazzarella, originaria del quartiere Mercato, nel centro storico di Napoli. I Mazzarella hanno costruito la loro potenza grazie al controllo di vaste aree di traffico di stupefacenti, alla gestione di piazze di spaccio, al contrabbando di sigarette, alle estorsioni e, negli anni, hanno saputo tessere una rete di alleanze e affiliazioni che si estende ben oltre i confini cittadini.

Nel tempo, il clan ha dimostrato una straordinaria capacità di rigenerarsi e adattarsi alle mutazioni del panorama criminale, mantenendo un controllo capillare su numerosi territori, anche grazie alla capacità di esercitare un controllo violento e minuzioso sulle attività economiche locali. Non a caso, il clan è stato a lungo al centro di guerre sanguinose con gruppi rivali, tra cui i Sarno e i Giuliano, per il predominio sui traffici illeciti e il controllo del territorio.

Oggi, il clan Mazzarella rappresenta una struttura mafiosa di tipo tradizionale, con un vertice dirigenziale saldo e compartimenti operativi dislocati in diversi quartieri di Napoli e nei comuni limitrofi. Tra le zone di maggiore influenza, oltre al centro cittadino, si contano aree come Ponticelli, San Giovanni a Teduccio, Barra, e, come confermato dall’operazione odierna, anche Somma Vesuviana e Sant’Anastasia.

La loro forza risiede anche nella capacità di sostituirsi alle istituzioni locali in contesti di disagio sociale, attraverso la concessione di “favori” e forme di assistenza parallela, soprattutto nei quartieri più poveri. Questo ha reso ancora più difficile il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, trovandosi spesso di fronte a un muro di omertà e complicità tacita.

Il blitz dei Carabinieri ha messo in luce come anche realtà apparentemente più “periferiche” come Somma Vesuviana e Sant’Anastasia siano tutt’altro che immuni all’azione delle organizzazioni camorristiche. Anzi, questi comuni rappresentano spesso dei veri e propri avamposti strategici per le attività delittuose, grazie alla loro posizione geografica e al minor controllo percepito rispetto al capoluogo.

Il controllo delle piazze di spaccio in queste aree consente di raggiungere un vasto bacino di consumatori e di operare con maggiore discrezione, lontano dai riflettori delle grandi città. Allo stesso tempo, le attività estorsive rappresentano una fonte di finanziamento stabile e un mezzo per mantenere il controllo del territorio, anche attraverso la paura.

Le operazioni come quella di oggi sono il frutto di mesi, a volte anni, di lavoro investigativo silenzioso e meticoloso, fatto di intercettazioni, pedinamenti, analisi dei flussi finanziari e testimonianze raccolte con fatica. Ma sono anche il segnale che lo Stato è presente, che la rete repressiva funziona, e che chi vive di crimine può essere assicurato alla giustizia.

Resta tuttavia fondamentale il lavoro sul piano culturale e sociale: senza un cambiamento profondo nelle coscienze, nelle istituzioni e nell’educazione delle nuove generazioni, la camorra continuerà a trovare terreno fertile in cui crescere e riprodursi. Lo dimostrano le continue operazioni antimafia che, seppur efficaci nel colpire singoli gruppi, non riescono da sole a sradicare la mentalità mafiosa che spesso pervade interi contesti sociali.

L’operazione di oggi è un segnale forte. Ma è solo un passo. Perché la lotta alla camorra è una guerra che si vince con la repressione, ma anche – e soprattutto – con la prevenzione, la cultura, la giustizia sociale e la presenza dello Stato nelle periferie dell’anima e del territorio.