La Supercoppa di Doha non è stata soltanto una vittoria, ma un frammento di storia azzurra inciso nella memoria collettiva dei tifosi. Una notte lontana, in Qatar, che il Napoli trasformò in trionfo dopo una battaglia infinita contro la Juventus. A renderla ancora più viva, per chi la seguì a distanza, fu anche una voce diventata familiare: quella di Carmine Martino, giornalista Mediaset e radiocronista del Napoli per Radio CRC, che oggi ripercorre emozioni, retroscena e ricordi indelebili.
Il racconto parte inevitabilmente da quella sera del 22 dicembre 2014, una delle più intense dell’era De Laurentiis.
«Fu una serata fantastica, forse una delle più belle dell’era De Laurentiis. La vigilia fu sofferta: c’erano tensioni nel ritiro e Benítez cercò in tutti i modi di tenere sotto controllo la situazione, soprattutto Gonzalo Higuaín, molto nervoso per alcune discussioni con lo stesso De Laurentiis.
Il Pipita scese in campo carico e lo dimostrò: grazie ai suoi due gol il Napoli riuscì ad arrivare ai calci di rigore. Indimenticabile il suo gesto verso la tribuna, forse proprio nei confronti del presidente, come a dimostrare che lui gli attributi li aveva e li mostrava sul campo, a suon di gol. In quel caso, il suo nervosismo fu un’arma vincente. Senza dimenticare Rafael, decisivo nella serie dei rigori e capace di regalare il trofeo al Napoli.»
Una finale sofferta, tesa, risolta soltanto dagli undici metri, dove la freddezza di Rafael e il fuoco di Higuaín fecero la differenza.
L’aneddoto dell’aeroporto
Tra i ricordi più forti, Martino racconta un episodio lontano dai riflettori, ma carico di significato simbolico.
«C’è un episodio che non dimenticherò mai. Accadde dopo i festeggiamenti. Era notte fonda e arrivai all’aeroporto con la squadra, in attesa del charter. L’aeroporto era completamente deserto.
Eravamo seduti nel silenzio più assoluto quando, all’improvviso, sentimmo una porta aprirsi e dei passi: era la Juventus, pronta a rientrare a Torino. Passavano davanti ai giocatori del Napoli con la testa bassa, mentre gli azzurri avevano la coppa ben in vista. L’unico ad alzare la testa e salutare fu Gigi Buffon. Una scena che non dimenticherò mai.»
Un’immagine quasi cinematografica, che racconta più di mille statistiche cosa significhi vincere o perdere una finale.
“C’è la felicità”: una frase spontanea
Dopo la parata decisiva di Rafael, Martino pronunciò una frase rimasta nella memoria dei tifosi: «C’è la felicità, perché il Napoli è riuscito ad aggiudicarsi all’ultimo rigore questa Supercoppa e riesce a chiudere quindi il capitolo Pechino».
Parole nate d’istinto, come lui stesso spiega:
«Assolutamente spontanea. Pechino resta una delle pagine più brutte della storia del calcio italiano. Non so cosa accadde in Cina, ma l’aria era completamente diversa rispetto a Doha: si percepiva qualcosa di negativo nei confronti del Napoli.
L’espulsione di Pandev, con il guardalinee che probabilmente conosceva la lingua macedone, resterà nella storia, così come il pareggio rocambolesco della Juventus che portò ai supplementari. A mio avviso non vinse la squadra che meritava di più. Tanto è vero che De Laurentiis, nonostante la sconfitta, organizzò comunque una festa nella discoteca dell’albergo sede del ritiro. Brindò insieme a Mazzarri, che era stravolto, perché per lui quella Coppa era stata vinta malgrado tutto.»
Doha, in quel senso, fu una sorta di risarcimento emotivo, la chiusura di una ferita ancora aperta.
Napoli-Milan e l’attualità
Lo sguardo si sposta poi sulla semifinale di Supercoppa Napoli-Milan, in programma giovedì sera.
«Il Milan, non avendo altre competizioni, è sicuramente messo meglio. Entrambe le squadre, però, sono un po’ incerottate. Il Napoli ha più difficoltà e appare più affaticato.
Il recupero di Lobotka sarà fondamentale per dare equilibrio, sia in fase passiva, che in fase attiva. Anche il Milan ha assenze importanti, come quella di Leão, che il Napoli ha sempre sofferto, soprattutto Di Lorenzo. Se il portoghese non dovesse giocare, sarebbe un vantaggio per gli azzurri, ma attenzione: in una semifinale può succedere di tutto. Rispetto alle ultime due uscite di Lisbona e Udine, mi aspetto un Napoli migliore, più motivato e competitivo.»
Una sfida che arriva in un momento delicato della stagione, ma che può accendere nuove energie.
Le radiocronache della vita
Infine, uno sguardo alla carriera di chi ha raccontato il Napoli attraverso la voce.
«Ho avuto la fortuna di raccontare molte delle principali vittorie del Napoli, ma Doha resta uno di quei momenti indimenticabili, naturalmente dopo gli scudetti e la Coppa UEFA.
Tra quelle che avrei voluto commentare, senza dubbio Ajax-Napoli di Champions League. Per una serie di problemi tecnici fui costretto a fare la radiocronaca dallo studio e non ero ad Amsterdam. Mi è pesata tantissimo: avrei voluto viverla allo stadio, soprattutto per un successo così importante contro una squadra blasonata come l’Ajax. Era un appuntamento imperdibile.»

