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venerdì, Marzo 29, 2024
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Dall’agguato al cognato del boss all’omicidio della discoteca, lo scontro Lo Russo-Licciardi

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Per gli investigatori più esperti più che antipatia il suo era un vero e proprio odio alimentatosi quando emerse la figura di un giovane ras che voleva fargli guerra. E’ questa la storia della contesa, ventennale, tra i Lo Russo di Miano e i Licciardi della Masseria Cardone. Due clan, due ‘pezzi da novanta’ della camorra cittadina divisi da poche centinaia di metri con un rione, il Don Guanella, a fare da limes delle reciproche ambizioni. A parlare dei rapporti tormentati tra i due gruppi è stato per ultimo l’ex boss di Miano Carlo Lo Russo che non ha mai fatto mistero dello stato di tensione esistente tra Miano e Secondigliano:«Non ho avuto problemi con i Licciardi e con i Tolomelli con cui ho subito chiarito i rapporti di rispetto reciproco e di buon vicinato nel senso che non consentivo loro di invadere la mia zona , ho dovuto invece subito fronteggiare il problema della Sanità. A dire il vero il mio rapporto con i Licciardi era di finta pace , io non mi sono mai dato di loro ed aspettavo solo il momento per poterli uccidere tutti».

Ma a Miano, nella sua roccaforte, Carlo Lo Russo cominciò ad avere problemi con Walter Mallo, residente nel Don Guanella, proprio il ‘confine’ che segna l’egemonia dei due gruppi. Uno scontro che interessò (anche se solo secondariamente) anche gli affiliati di Vincenzo Licciardi visto che più volte zì Carlo si lamentò del fatto che Mallo non intaccava mai gli interessi «di quelli della Masseria». Scontri cresciuti di intensità anche in occasione dell’omicidio di Vincenzo Priore che pagò con la vita suo malgrado il clima esistente tra i due gruppi contrapposti. La rivalità tra i due clan risale però a molto prima, a quando fu organizzato l’agguato costato la vita a Gennaro Esposito ‘o curt, marito di Assunta Licciardi.  Omicidio organizzato dai Misso per vendicare l’uccisione della moglie di Giuseppe Miss, Assunta Sarno, ad opera dell’Alleanza di Secondigliano, con l’appoggio proprio dei ‘capitoni’ di Miano.

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