La pistola, una Beretta semiautomatica 9×21, prima mostrata agli amici, poi “scarrellata”, come dimostra uno dei proiettili intatti ritrovati sull’asfalto e dalla quale è infine partito d’improvvisto il colpo che ha centrato alla fronte Arcangelo Correra.
È un quadro assurdo e drammatico quello che emerge dal racconto fornito agli investigatori in Questura dai ragazzi -5 in tutto – presente attorno alle 4 di sabato in piazzetta Sedil Capuano. Tra loro c’è anche Renato Caiafa che ha ammesso che il colpo è partito dall’arma che maneggiava per gioco. Il tutto sarebbe avvenuto accidentalmente come affermerà il 19enne.
La corsa in ospedale
A seguito dello sparo, Arcangelo si accascia a terra e gli altri presenti si accorgono delle sue gravi condizioni. Renato e un altro amico caricano su uno scooter il ferito, che perde sangue e materia cerebrale, in mezzo al centauro e all’altro passeggero. Partono a tutta velocità verso l’ospedale Vecchio Pellegrini dove arrivano in pochi minuti. Una volta lasciato davanti all’ingresso, Renato e l’altro amico si allontanano contando che i medici si prenderanno cura di lui.
Come raccontato dalla zia, Antonietta Caiafa, a InterNapoli, Renato cerca riparo dalla parente che abita a poca distanza dall’ospedale. Sarà proprio lei a convincere il 19enne, fratello di Luigi, il 17enne che nel 2020 rimase ucciso da un poliziotto mentre commetteva una rapina, a costituirsi in Questura e chiarire la dinamica dei fatti.