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Elena suicida in carcere, nessun familiare si presenta al funerale della 26enne

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Una vita difficile quella di Elena Gurgu, una ragazza di appena 26 anni che ha deciso di suicidarsi nel carcere di Sollicciano lo scorso 7 settembre. Si tratta del sessantesimo suicidio carcerario avvenuto nel 2025, un dato non molto distante dagli 83 registrati nel 2024.

Chi era Elena Gurgu

Elena, di origini romene, fuggì dalla sua famiglia quando aveva appena 14 anni ritrovandosi a vivere nelle strade d’Europa, dall’Ungheria fino all’Italia. La ragazza conduceva una vita di stenti a Firenze, costretta a prostituirsi e schiava del crack sui marciapiedi nei dintorni della stazione. A 17 anni venne arrestata una prima volta per estorsione finendo nel carcere minorile di Pontremoli. Successivamente finì nel carcere di Sollicciano dopo aver aggredito un anziano di via Maso Finiguerra finito poi in coma.

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Il funerale 

Mercoledì mattina si è celebrato il funerale della giovane donna, un breve rito a Trespiano a cui hanno presenziato solo 8 persone. L’ambasciata avrebbe contattato la famiglia della vittima in Romania, ma nessuno ha voluto saperne. Presente, invece, al suo funerale la sua prima avvocata Chiara Bandini, profondamente commossa, la quale ha voluto raccontare chi fosse Elena. “Elena è stata sfruttata nella prostituzione, adescava gli uomini e li portava sotto i ponti dell’Arno. A volte andava alle Cascine. Era una ragazzina alla ricerca disperata di affetto. Aveva un figlio, che appena nato le è stato tolto e dato in adozione. Lei avrebbe voluto sapere dov’era, anche per questo soffriva. Al carcere di Pontremoli era diventata brava a fare i testaroli. Nel 2018 m’invitò a uno spettacolo teatrale in carcere, andai a vederla ed era felicissima” ha spiegato l’avvocata.

“Il giorno prima di suicidarsi, a Sollicciano, sembrava serena ricordano le volontarie dell’associazione Pantagruel. “Forse aveva già deciso di togliersi la vita. Alla sua compagna di cella aveva detto “come sei bella” e poi le aveva fatto la treccia ai capelli” hanno raccontato. Sul muro della cella di Elena è stata trovata la scritta “Elena vi saluta“, un’ultima frase simbolo della sofferenza interiore che questa donna provava.

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