Un altro detenuto è evaso ieri sera fa dall’Istituto Penale per Minorenni Cesare Beccaria di Milano. Lo ha reso noto il sindacato di Polizia Penitenziaria Uilpa. Nel primo pomeriggio erano già evasi due fratelli di 16 e 17 anni, probabilmente scavalcando il muro di cinta. Sembra che i due fossero tra i promotori della rivolta scoppiata nella notte tra sabato e domenica all’interno dell’istituto, con otto detenuti rimasti feriti e altri quattro che avevano tentato la fuga. “Siamo allo sfascio più totale“, commenta il segretario Gennarino De Fazio.
I due fratelli, di nazionalità egiziana, “sono gli stessi che si sono resi promotori delle rivolte scorse. Mai trasferiti nonostante i comportamenti pregressi” ha detto il segretario lombardo del Sappe Alfonso Greco
Per darsi alla fuga hanno scavalcato il muro di cinta, ma non sono ancora note le modalità. “Uno dei fratelli – ha detto Greco – è la terza volta che tenta di evadere. Era già fuggito nel giugno scorso e rintracciato nel giro di qualche giorno“. “Sono mesi che il SAPPE chiede di prendere posizione a livello ministeriale a tutela di chi in carcere lavora in prima linea, ossia le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria“.
“Non c’è pace evidentemente nelle carceri del Paese, che si guardi al circuito per minori, in cui permangono detenuti fino al 25esimo anno d’età, o a quello per adulti. E quanto accade, ovviamente, non è frutto del caso, ma ha responsabilità precise da ricercarsi nel pressapochismo politico e amministrativo che imperversa ormai da troppi anni“, ha aggiunto.
“Da molto, troppo tempo – secondo il segretario generale del Sappe Donato Capece – arrivano segnali preoccupanti dall’universo penitenziario minorile: Palermo, Catania, Acireale, Beccaria, Torino, Treviso, Bologna, Casal del Marmo a Roma, Nisida, Bologna, abbiamo registrato e continuiamo a registrare, con preoccupante frequenza e cadenza, il ripetersi di gravi eventi critici negli istituti penitenziari per minori d’Italia“. E in questa situazione con 15 mila detenuti in più dei posti disponibili e 18 mila agenti di polizia penitenziaria in meno di quanto servirebbe “non bastano più gli annunci e i proclami, servono – ha concluso De Fazio – interventi incisivi e immediati o la catastrofe sarà sempre più pesante”.