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venerdì, Aprile 19, 2024
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Caivano, 7 anni fa l’omicidio di Fortuna Loffredo: ora è polemica sul film

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Era il 24 giugno 2014 quando Fortuna Loffredo, una bimba di soli 6 anni, veniva scaraventata dall’ottavo piano delle palazzine popolari del rione ‘Parco verde’ a Caivano. La piccola, si scoprirà, era stata abusata e, per non permetterle di parlare, uccisa. Raimondo Caputo, compagno della mamma, nel luglio 2017 sarà condannato all’ergastolo per il reato di omicidio e violenza sessuale.

La storia di Fortuna Loffredo ha ispirato il regista Nicolangelo Gelormini per un film che, la famiglia, rappresentata dall’avvocato Angelo Pisani, ha aspramente criticato chiedendone il ritiro immediato. “Oltre a una denuncia penale Abbiamo anche presentato presso il Tribunale di Napoli un ricorso cautelare per il blocco del film su ‘Fortuna’la bimba di 6 anni uccisa il 24 giugno 2014 e scaraventata dal terrazzo dell’ottavo piano del Parco Verde di Caivano dopo atroci violenze sessuali, che meriterebbe giustizia e condanna di tutti i responsabili altro che passerelle cinematografiche”, aveva dichiarato lo scorso maggio l’avvocato.

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‘Fortuna’, respinta la richiesta di ritiro dalla sale del film sul caso di Fortuna Loffredo

La richiesta urgente di sequestro del film Fortuna è stata però respinta dal Tribunale di Napoli che ne ha riconosciuto il valore artistico nel trattare un tema così drammatico e delicato come la violenza sui minori.

Il film in oggetto infatti incontestatamente si ispira ad una vicenda di interesse collettivo, senza però sacrificare la dignità e l’onore della piccola Fortuna, vittima del suo aguzzino, nè tantomeno la dignità l’onore e la reputazione dei sui congiunti, sull’altare del libero esercizio dell’arte tanto da avere ricevuto anche il patrocinio di Save the Children è scritto nella sentenza Il film, che pure tratta il tema particolarmente delicato della violenza sui minori, lo fa in maniera accurata e raffinata, evitando qualsiasi scena che possa ricordare la realtà cruenta dei fatti di cronaca, puntando invece alla sensibilità dello spettatore piuttosto che alla curiosità morbosa o al voyerismo e alla gogna mediatica”.

 

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