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mercoledì, Aprile 24, 2024
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Giovane ucciso a Ponticelli, fermato il boss Marco De Micco

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Sei persone sono state fermate questa notte in un blitz di Ponticelli. Tra loro il boss Marco De Micco, accusato di essere il mandante dell’omicidio di Carmine D’Onofrio, 23enne nipote del boss Antonio De Luca Bossa detto Tonino ‘o sicc (leggi qui l’articolo). Secondo la ricostruzione degli investigatori la morte di D’Onofrio, sarebbe stata decretata perchè il giovane veniva indicato come uno degli autori dell’ordigno fatto esplodere sotto casa del boss in via Piscettaro. Una notizia che De Micco e i suoi avrebbero appreso da Giovanni Mignano, ras dei De Luca Bossa che fu sequestrato, minacciato e picchiato facendo poi un nome, Carmine. Tutti particolari contenuti nel decreto di fermo firmato dal sostituto procuratore Antonella Fratello ed eseguito questa notte a carico oltre che al capo dei ‘Bodo’ anche nei confronti di Salvatore Alfuso, Maddalena Cadavero, Giovanni Palumbo, Ciro Ricci, Giuseppe Russo Junior e Ferdinando Viscovo. Tra gli elementi più importanti emersi nel decreto di fermo le intercettazioni degli indagati anche durante lo stesso sequestro di Mignano, interrogatorio cui avrebbe partecipato anche la madre di De Micco per cui, almeno inizialmente era stato disposto il fermo, poi revocato.

La morte di Carmine D’Onofrio: la guerra contro i De Micco

Il giovane, che aveva scoperto solo qualche mese fa di essere figlio di Giuseppe De Luca Bossa, avrebbe iniziato a frequentare i familiari di sangue abbandonando le vecchie amicizie, lui che fino a quel momento non aveva avuto alcun legame con la criminalità organizzata. Una curiosità la sua, una voglia di approfondire le sue radici (tanto da andare ad abitare anche nel lotto O)  che lo avrebbe messo ben presto al centro del mirino dei rivali che gli avrebbero imputato la ‘paternità’ di quell’ordigno tanto da decretarne la morte. Tutti elementi presenti nelle oltre 130 pagine del decreto eseguito questa notte.

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