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giovedì, Marzo 28, 2024
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Tra Gomorra e realtà. A chi sono ispirati i personaggi di Pisellino e Marco

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La storia di due ragazzi uccisi dal clan dei Casalesi ispirò Roberto Saviano nel romanzo Gomorra, vicenda trasposta, poi, al cinema nell’omonimo film. Marco e Ciro detto Pisellino sono due giovani delinquenti che agiscono in una zona controllata dal clan dei Casalesi. Entrambi attratti dal mito di Scarface e di Tony Montana e il loro obiettivo è l’indipendenza criminale. Inizialmente rubano la droga ad un gruppo di extracomunitari.

Dopo aver ignorato un primo avviso rubano le armi in un deposito dei Casalesi e compiono una rapina. Quindi vengono sopresi in un locale a luci rosse, portati in una campagna e pesantemente picchiati. Inoltre ai due viene intimato di restituire le armi.

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Invece decidono di ignorare ancora gli avvisi e di continuare con le loro attività. Un anziano del clan li avvicina lusingandoli per il coraggio e la loro indipendenza dal clan. Quindi gli chiede di uccidere una persona in cambio di un anticipo in denaro. I due giovani cadono nel tranello sul litorale Domizio e infine uccisi. I loro corpi vengono fatti sparire, sotterrati con una ruspa.

TRA GOMORRA E REALTA’

Il 24 maggio 2004 Romeo Pellegrino e Giuseppe Maisto vennero uccisi in un agguato dai killer. I due 17enne vennero crivellati di proiettili e uccisi sul colpo. Gli assassini spararono con pistole calibro 9 x 21. I corpi delle due vittime sono stati trovati a Castel Volturno in una località balneare situata lungo il litorale Domizio.

LE PAROLE DI SAVIANO

La vicenda è affrontata dall’autore di Gomorra. “Non hanno ancora diciotto anni – scriveva Roberto Saviano – Giuseppe e Romeo sono dei bulli. Spacconi, sbruffoni, elargiscono minacce a chiunque. La camicia aperta sul petto, una camminata da sceneggiata guappa, mento alto, un’ostentazione di sicurezza e potere, reali solo nella mente dei due”.

“I due ragazzini – proseguiva l’autore – non hanno scelto di entrare nel clan. E’ un percorso troppo lento e disciplinato, una gavetta silenziosa che non vogliono praticare. Non sono affiliati ma vogliono però goderne goderne direttamente l’aura di rispettabilità. Il clan non può più sopportare questi atteggiamenti, la tolleranza paternalistica, solita in questi territori, si muta in dovere di punizione”.

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