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sabato, Aprile 27, 2024
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“Immagino un futuro libero con Rosa”, lettera dal carcere di Olindo

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Olindo Romano ha inviato una lettera a Marco Oliva, conduttore di Iceberg su Telelombardia. Dunque il marito di Rosa Romano ha rotto il silenzio per professare l’innocenza: “Lo voglio ribadire ancora una volta: io e Rosa con la strage di Erba non c’entriamo niente”. Condannato all’ergastolo con la moglie  per l’omicidio di Raffaella Castagna, del figlio Youssef, della madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini.

Romano si rivolge al conduttore della trasmissione Iceberg. “Spero che la nostra richiesta venga accolta”, continua l’uomo riferendosi alla decisione, prima del sostituto procuratore generale di Milano, Cuno J. Tarfusser e poi anche dei suoi legali di richiedere la revisione del processo.

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“IL FUTURO CON ROSA”, PARLA OLINDO

“Il futuro mi basta immaginarlo con Rosa fuori dal carcere, finalmente liberi”, ha continuato Romano, “speriamo che finalmente i giudici possano fare chiarezza. Io nel frattempo continuo a lavorare in cucina, sto bene pur sapendo di essere in carcere ingiustamente”.

Condannato in via definitiva all’ergastolo, l’uomo ha poi parlato del sopravvissuto della strage che lo ha indicato come autore degli omicidi: “Conoscevo Mario Frigerio e continuo a dire che per me era una brava persona. Per come sono andate le cose anche lui è stato raggirato. Inizialmente, come si legge dalle carte, non mi aveva riconosciuto, ma poi lo hanno portato in qualche modo a fare il mio nome” ribadendo la speranza che i giudici possano “Rivalutare bene la sua testimonianza”.

IPOTESI FAIDA DELLA DROGA

Tra i momenti centrali dell’indagine c’è la confessione che marito e moglie fecero della strage compiuta. Anche su questo Romano risponde: “Mi risulta difficile spiegare come si possa confessare qualcosa che non hai commesso. A tutti dico che bisognerebbe in quei momenti prima di giudicare”. Pochi giorni fa era stato il difensore della coppia a rilanciare la tesi di “una faida per droga” alla base della strage del 2006: “I vicini non c’entrano”, ha spiegato Fabio Schembri “Azouz Marzouk effettuava traffico internazionale di stupefacenti e la sua abitazione faceva da base logistica”.

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