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mercoledì, Aprile 24, 2024
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«L’autorizzazione fu data da…», il pentito spiega come si giunse all’agguato contro Aulisio

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Rosario Rolletta, neo collaboratore di giustizia, nel suo primo verbale ai magistrati ha spiegato come è maturato lo scontro tra i De Micco-De Martino (gruppo di cui faceva parte) e i Casella. Le due dichiarazioni si sono rivelate fondamentali non soltanto per definire gli assetti in atto ma anche per ricostruire i gruppi di fuoco degli schieramenti a Ponticelli. Le sue dichiarazioni sono allegate al fermo che ha raggiunto nel pomeriggio Giuseppe Righetto e Nicola Aulisio (leggi qui l’articolo).

Il summit tra i Casella-De Luca Bossa e i De Martino

«Ben presto a Ponticelli si verifica un problema ossia i De Luca Bossa e i Casella non passavano a noi del gruppo De Martino i soldi necessari a mantenere i detenuti in carcere. Ci fu così un incontro a cui hanno partecipato, sulle “case”, a Bartolo Longo, Salvatore De Martino, Fiorentino Giulio, Uccello Ciro e Alessio; io non vi partecipai, ma mi fu raccontato dai partecipanti nel corso di un incontro presso un locale nella disponibilità di De Martino Salvatore. Si tratta di un appartamento in ristrutturazione disabitato che si trova al piano sottostante l’abitazione di De Martino Salvatore. Gli uomini del clan De Martino che ho citato sopra si sono incontrati con Peppino ‘o sicco, Umberto De Luca Bossa, Mimì la Puttana, Peppe o Blob. L’incontro non ha avuto gli effetti sperati. I De Luca-Bossa e i Casella hanno cercato di prendere tempo. Ciò ha comportato la rottura dei rapporti della mia organizzazione e questo cartello».

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L’agguato contro il cognato dei Casella

Un incontro chiarificatore a cui dunque partecipò anche Giulio Fiorentino, poi ucciso e inquadrato proprio tra gli ‘XX’. Rolletta spiega poi come si è giunti alla guerra e al tentato omicidio per esempio di Luigi Aulisio, genero proprio dei Casella: «Ho fatto parte del gruppo di fuoco che ha effettuato l’agguato nei confronti di Aulisio detto Ali. Quel giorno uscimmo in auto in quattro io, omissis e viaggiavamo a bordo di una Scenic monovolume di colore grigio. Non avevamo un obiettivo preciso doveva trattarsi di qualcuno del clan Casella-De Luca Bossa. Più o meno verso via Argine vedemmo su un motorino SH bianco il predetto Ali e quindi decidemmo di seguirlo e poi lo sparammo nei pressi della farmacia che si trova in zona. A sparare è stato omissis con una 7,65 che si è inceppata dopo due colpi. L’arma ci fu data da omissis mentre l’autorizzazione all’agguato fu data da omissis».

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