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venerdì, Marzo 29, 2024
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«Le rivolte vanno messe da parte», la lettera del boss Bastone non convince gli inquirenti

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«Noi detenuti del reparto Avellino ci siamo dissociati sin dall’inizio da queste proteste feroci». Si apre con queste parole la lunga missiva inviata nei giorni scorsi dal boss del lotto G di Scampia Antonio Bastone, uno dei capi degli Scissionisti all’epoca della prima faida contro i Di Lauro, lettera seguente alle dure rivolte scoppiate nel carcere di Poggioreale dopo l’inizio della quarantena e lo stop ai colloqui.  La lettera inviata qualche giorno fa al quotidiano ‘Il Roma’ tramite il garante comunale dei detenuti se da un lato evidenzia le preoccupazioni dei detenuti di Poggioreale sulle conseguenze di un contagio da Coronavirus dietro le sbarre dall’altro non convince gli inquirenti.

In primo luogo la caratura criminale e il passato di Bastone spingono una parte della magistratura ad ipotizzare che Bastone, con tale missiva, abbia voluto accreditarsi come ‘referente’ all’interno del carcere (il padiglione Avellino è l’unico a non aver di fatto partecipato alla rivolta). Un’ipotesi al momento che solleva molti dubbi. Anche il magistrato Catello Maresca, nel corso di un’intervista, ha sollevato molti dubbi:«Nel Padiglione Avellino, quello dedicato ai criminali più accaniti, comandiamo noi e siamo noi a gestire la situazione. Chi conosce gli equilibri sottili che si creano all’interno degli istituti carcerari, le alleanze criminali che si sedimentano ed i rapporti di forza sa bene cosa possa esserci dietro ad un comunicato del genere». Un’altra lettera è invece giunta alla redazione di Internapoli da parte dei familiari di un detenuto nel carcere di Secondigliano che evidenzia la pericolosità del contagio dietro le sbarre temendo per la propria incolumità:«Non abbiamo metabolizzato la vicenda, abbiamo anche noi le nostre paure e i nostri dubbi».

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Nessun contagio daCoronavirus tra i detenuti delle carceri campane. Il solo caso sinora accertato riguarda un medico impegnato ai servizi amministrativi dell’istituto di Santa Maria Capua Vetere, mentre le persone che hanno avuto contatti con lui negli ultimi giorni sono risultati negativi i tamponi. Nel frattempo le direzioni delle stesse carceri hanno preso una serie di precauzioni a tutela di chi si trova recluso e anche chi proviene da fuori come l’installazione, già ufficializzata ad esempio al carcere Giuseppe Salvia di Poggioreale, dei termoscanner per la misurazione della temperatura corporea atta a scoprire eventuali sintomi riconducibili al Covid-19. Inoltre, sospesi i colloqui con i familiari all’interno delle carceri, è attivo un sistema di videochiamata che consentirà un contatto, anche se platonico, tra detenuti e i loro cari all’esterno.

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