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sabato, Aprile 20, 2024
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Clan Mallardo, in discussione la confisca del patrimonio di Mauro Moraca

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Rimessa in discussione la confisca dei beni disposta a carico di Mauro Moraca, condannato in primo grado nel processo contro gli esponenti del clan Mallardo. La II sezione penale della Corte di Appello di Napoli, pres. Alabiso, accogliendo le richieste dell’avvocato Giuseppe Pellegrino, difensore di Moraca Mauro, ha riaperto l’istruttoria disponendo la citazione dei periti contabili e mettendo così nuovamente in discussione la confisca dei beni disposta con la sentenza di primo grado.

 

In primo grado  la difesa riuscì a smontare le accuse della pm Maria Cristina Ribera che in sede di requisitoria aveva chiesto ben 14 anni di carcere per Batman, ma il pm  ha impugnato la sentenza contestando sia le assoluzioni sia le condanne inflitte in primo grado. Moraca incassò 13 anni a fronte dei 24 chiesti; Amicone solo 8 anni a fronte dei 20 chiesti; Giancarlo Pirozzi ebbe 4 anni e 8 mesi a fronte dei 15 richiesti. Assolti Carlo Antonio D’Alterio, Riccardo Carlo De Cicco e Giuseppe Taglialatela e Bernardino Diana.

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I dettagli dell’operazione Crash

Era novembre del 2012 quando il Gico, su disposizione della DDA, eseguì l’operazione Crash che portò all’arresto di cinque persone ed al sequestro di beni mobili ed immobili per cinque milioni di euro. Grazie alle intercettazioni ambientali ed ai racconti dei collaboratori di giustizia si riuscì a ricostruire il sistema delle estorsioni messe in atto dai Mallardo, in particolare in due diverse vicende ai danni di due imprenditori edili giuglianesi. Svariate le operazioni economiche e imprenditoriali realizzate da Mauro Moraca, tra l’altro, per conto dei Mallardo. Nel corso dell’inchiesta furono eseguite anche perquisizioni negli uffici della Asl Napoli 2 Nord accertando l’infiltrazione dei Mallardo in diversi settori. Come ad esempio la partecipazione di imprese ‘amiche’ a gare pubbliche, fra cui un appalto all’ospedale Cardarelli di Napoli, l’affidamento del servizio di derattizzazione, la vendita di terreni di proprietà dell’Asl Napoli 2 nord, l’inserimento di imprese ‘amiche’ nell’elenco delle ditte accreditate dell’Asl Napoli 2 Nord, permettendo di procurare ai Mallardo ingenti profitti, da utilizzare per effettuare investimenti o per il reimpiego di soldi del clan. Vittima del racket anche un altro imprenditore che ha effettuato lavori di ristrutturazione all’interno dell’ospedale San Giuliano di Giugliano. La vittima fu costretta a sborsare la somma di 60mila euro, di cui 55mila per la costruzione di 12 unità immobiliari e 5 mila euro, appunto, per alcune ristrutturazioni edilizie eseguite presso l’ospedale di Giugliano, tra cui il reparto di Radiologia.

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