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mercoledì, Maggio 1, 2024
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Omicidio del clan Polverino, il pentito: “Zio Totonno diede l’assenso”

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Le voci di dentro del clan continuano a mettere in difficoltà i Polverino, infatti, due importanti collaboratori di giustizia hanno permesso alle forze dell’ordine di risolvere un cold case della camorra di Marano. Così come l’ex boss Giuseppe Simioli anche Roberto Perrone ha fornito recentemente altri importanti dettagli ai magistrati della Dda di Napoli sull’omicidio di Tammaro Solli. Quel raid armato sarebbe stato condotto per fare un favore al boss qualianese Nicola Pianese.

Nel 2011 l’ex capozona di Quarto iniziò a collaborare con la giustizia, precisando di essere in grado di fornire importanti dettagli sugli omicidi, sulle attività illecite e sulle alleanze della camorra maranese. In questa vicenda Perrone ha parlato della genesi dell’omicidio della rotonda Maradona in un verbale risalente allo scorso novembre, ricostruendo sia la fase preparatoria che la realizzazione dell’agguato mortale.

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LE PAROLE DEL PENTITO PERRONE

Dunque le dichiarazioni del pentito sono state incluse nell’ordinanza che ha ricostruito l’omicidio Solli. Per questa vicenda processuale Antonio Polverino, Carlo Nappi, Sabatino Cerullo, Nicola Pianese non sono stati indagati dalla Procura di Napoli.

Nel 1998 si decise di ammazzare un parente di Salvatore Speranza detto ‘o sergente di Qualiano che aveva iniziato a collaborare con la giustizia, al fine di fargli ritrattare le dichiarazioni rese sino a quel momento. La richiesta di uccidere questa persona proveniva direttamente da Nicola Pianese detto o’ mussuto che, sino a quel momento, era stato in forte contrasto con lo Speranza. Tra l’altro Pianese aveva un rapporto viscerale con Sabatino Cerullo detto Ciccio pertuso. Ricordo che alcuni mesi dopo la mia scarcerazione del 23 settembre 1997, unitamente a Sabatino Cerullo e Carlo Nappi mi recai ad Ischitella dove Pianese trascorreva un soggiorno obbligato. Fu in quella circostanza che appresi, per la prima volta, della richiesta di Pianese. Di ritorno da Ischitella ci recammo al cospetto di Antonio Polverino detto Zi Totonno, al quale riferimmo la richiesta di Pianese. Ricordo che zio Totonno si infuriò e ci disse di lasciare perdere per evitare di attirare su di noi l’attenzione delle Forza dell’ordine…. omissis.. .”.

“A CONDIZIONE CHE NON SI FACESSE A MARANO”

Secondo la ricostruzione dell’ex capozona di Quarto fu giocato un ruolo importante da Ciccio pertuso all’epoca molto legato a Pianese. Inizialmente l’anziano boss dei Polverino si sarebbe mostrato contrario all’omicidio per poi cedere alle continue insistenze di Cerullo. L’anziano boss, però, avrebbe imposto la condizione di commettere omicidio fuori del territorio maranese. “Sabatino Cerullo ai continui rifiuti di Totonno ribatteva, quando Polverino si allontanava, che era una figura di merda perché il mussato meritava tale favore, visto che ci aveva consegnalo i due che vennero ammazzati a Mondragone per vendicare l’uccisione di Ruggiero Donato detto pellirossa. All’ennesima richiesta di Cerullo, Antonio Polverino diede il proprio assenso affinché tale omicidio fosse commesso, a condizione che non si facesse a Marano”, ha dichiarato Perrone.

LE ALTRE RIVELAZIONI DI GIUSEPPE SIMIOLI

“Non vide che il fucile aveva la sicura”, l’omicidio dei Polverino svelato dal boss-pentito

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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