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mercoledì, Aprile 24, 2024
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Tre anni fa veniva ucciso Vincenzo Ruggiero: su Facebook il ricordo del 25enne

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Sono passati tre anni dall’omicidio di Vincenzo Ruggiero, il 25enne di Parete ucciso e fatto a pezzi da Ciro Guarente. Era il 7 luglio 2017 quando la scomparsa di Vincenzo fece scattare le indagini. Il giovane attivista gay fu ucciso a colpi di pistola e ritrovato smembrato, dopo tre settimane, in un garage del quartiere Ponticelli di Napoli.

Dalle telecamere di videosorveglianza si è riuscito a risalire all’autore dell’omicidio e al suo complice.  Alcuni video, infatti, mostravano Ciro Guarente, conoscente di Vincenzo, mentre tentava di disfarsi di quello che restava del corpo di Vincenzo Ruggiero. I motivi di quel gesto furono spiegati solo in seguito. Guarente era geloso del rapporto di amicizia che Ciro aveva con Heven, una giovane transessuale fidanzata di Guarente. Ma il loro era solo un rapporto di amicizia come confermato poi, in un secondo momento, da Heven sui social. Il corpo di Ruggiero fu ritrovato a fine luglio in un garage di via Scarpetta, una volta adibito ad autolavaggio.

Il cadavere era stato sezionato, cosparso di acido muriatico e in parte occultato sotto uno strato di cemento fresco. Guarente però non ha mai rivelato dove ha nascosto la testa di Vincenzo che non è stata mai trovata. Solo nel luglio del 2018, a un anno dall’omicidio, fu possibile celebrare i funerali di Vincenzo Ruggiero. In tantissimi, oltre 500 persone, nella parrocchia Santa Maria di Montesanto resero omaggio al giovane, proprio lì dove 25anni prima  si era celebrato anche il battesimo del 25enne. In occasione dell’ultimo saluto presenti, oltre a Vladimir Luxuria, tanti membri della comunità lgbt.

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A tre anni dalla morte, il ricordo sulla pagina Facebook ‘In memoria di Vincenzo Ruggiero’

“Sono passati tre anni dalla morte di Vincenzo il ricordo è sempre più forte, nessuno potrà fermare il tempo, ma ogni giorno Vincenzo è nei nostri Cuori”.

Poche parole ma cariche di significato. Questo il post sulla pagina Facebook ‘In memoria di Vincenzo Ruggiero’ per ricordare il giovane  a tre anni dalla macabra morte.

 

Confermato in Appello l’ergastolo a Guarente

Lo scorso gennaio 2020 è stata confermata il massimo della pena per Ciro Guarente. Accolta l’istanza della Procura generale la quale aveva chiesto ai giudici di confermare il massimo della pena per l’omicida, che già in primo grado, al termine del processo con rito abbreviato, fu condannato alla pena di 30 anni in primo grado (massimo della pena essendo un abbreviato). Guarente, in un estremo tentativo di farsi ridurre la pena, si era rivolto ai giudici prima che si ritirassero in camera di consiglio per la sentenza, chiedendo di nuovo scusa alla famiglia di Ruggiero, e dicendosi pentito di ciò che aveva fatto.

Il movente dell’omicidio

Il movente che ha armato la mano del 36enne sarebbe stata la gelosia dovuta alla circostanza che la sua compagna da qualche tempo conviveva con Vincenzo Ruggiero, con cui peraltro era legata solo da un’amicizia. Secondo la ricostruzione della Procura Guarente sparò prima due volte dall’alto verso il basso, in quanto Ruggiero si era inginocchiato nel tentativo di difendersi; quindi esplose un terzo colpo alla schiena della vittima, che è poi deceduta. La difesa di Guarente, rappresentata dal penalista Dario Cuomo, avaeva chiesto le attenuanti generiche per il suo assistito, per evitargli almeno gli anni di isolamento diurno che lo aspettano in carcere ma il giudice le ha escluse visto la brutalità di commissione dell’omicidio, condannando Guarente alla massima pena. Soddisfatta la famiglia di Ruggiero, difesa dall’avvocato Luca Cerchia.

“Un minimo di soddisfazione c’è – disse Maria Esposito, la madre di Vincenzo – chi fa del male paga, la giustizia almeno in questo caso ha funzionato molto bene. Vincenzo credo sarebbe stato abbastanza soddisfatto di quello che fa la sua mamma e se ho la forza è perché è lui a darmela

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