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venerdì, Aprile 19, 2024
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Ucciso per un sospetto, stangata anche in appello per i Lo Russo

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Ucciso perchè il suo clan non si fidava più di lui e temeva un pentimento. Anche in secondo grado per l’omicidio di Vincenzo Di Napoli è arrivata la stangata per Carlo Lo Russo e i suoi gregari. La Corte d’Assise d’Appello di Napoli (II sezione presidente Barbarano) ha confermato la condanna all’ergastolo per Ciro Perfetto e Antonio Buono mentre per Antonella De Musis, compagna dello stesso Lo Russo, la pena è stata rideterminata in sei anni e otto mesi. Rideterminata anche la pena per Antonio Montepiccolo che fornì apporto logistico ai killer. Confermate le pene di primo grado per Carlo Lo Russo e Mariano Torre a dodici anni di reclusione.

Il racconto di Carlo Lo Russo

A raccontare ai magistrati i particolari di quel delitto avvenuto nel rione Don Guanella nel dicembre 2015 fu proprio Mariano Torre: «Feci quell’omicidio a malincuore, quando me lo chiese Ciro Perfetto, mi limitai a fargli notare che stavamo andando ad ammazzare uno di noi. Poi ricordai allo stesso Perfetto che non dovevamo mettere un ragazzo come Di Napoli nel gruppo di quelli che andavano a sparare alla Sanità. Rimasi sorpreso perché Vincenzo era uno di noi e gli chiesi per quale motivo dovevamo ucciderlo. Ciro mi spiegò che lo vedeva strano nel senso che non usciva di casa, non stava più in mezzo a noi e non aveva più fiducia in lui. Io non capivo e allora Ciro fu ancora più preciso, facendo riferimento alla partecipazione di Vincenzo al-l’omicidio di Genny Cesarano.

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Io gli ricordai che la notte dell’omicidio io avevo pensato che la presenza di Vincenzo non fosse opportuna e lui mi aveva tranquillizzato. Comunque Ciro non volle sentire ragioni: disse che Vincenzo doveva morire perché non si fidava più di lui. Andammo da Carlo Lo Russo per avere il suo permesso e ci recammo a casa di Enzo ‘o signore (Vincenzo Lo Russo, nipote del boss ndr), dove in quel periodo Carlo si incontrava con Antonella. Andai con Ciro Perfetto da Carlo, che ricordo si era appena svegliato, era primo pomeriggio. Oltre a Carlo c’era Antonella. Ciro parlò con Carlo e gli disse ciò che aveva già detto a me e cioè che non si fidava più di Vincenzo e che aveva partecipa-o all’omicidio di Genny. Carlo ci diede l’okay. Io e Ciro ce ne andammo e ricordo che Carlo si raccomandò di fare presto perché doveva ritirarsi per le 19. Io e Ciro tornammo al Rione, dove ci attendevano Buono e Luigi e ci organizzammo. La scusa per attirarlo in trappola fu la droga». Lo stesso Torre ha raccontato che dopo quel delitto andarono a festeggiare al ristorante.

Il profilo di Antonella De Musis

Tra le persone condannate figura anche lei, Antonella De Musis. Tra Carlo Lo Russo e la donna c’era una relazione. Alla donna, per cui il boss aveva deciso di abbandonare la “famiglia” e di collaborare con la giustizia, in passato era stato notificato un provvedimento di custodia cautelare per il suo coinvolgimento nell’omicidio di Pietro Esposito, il ras della Sanità, che secondo l’accusa, è stato ucciso per ordine di Lo Russo. Sarebbe stata lei, sostengono gli inquirenti – a mettere in contatto i presunti sicari con Rosario De Stefano, con cui la De Musis aveva avuto una relazione in passato, e che avrebbe offerto ‘appoggio” ai killer. Un coinvolgimento, quello della donna, che inizialmente non era emerso a causa del tentativo dello stesso Lo Russo di tenerla al riparo dall’azione della magistratura.

 

Un tentativo, però, mandato a monte dalla stessa donna che, ascoltata dai magistrati che le avevano già contestato di aver dichiarato il falso per poter incontrare in carcere il suo ‘uomo’, decide di raccontare la verità. A differenza di quanto dichiarato da Lo Russo, infatti, la De Musis precisò di non essersi soltanto limitata a mettere in contatto i sicari con De Stefano ma di aver anche accompagnato il ‘commando’ alla Sanità e di averlo, poi, ospitato presso la sua abitazione di Mugnano una volta che l’omicidio di Esposito era stato portato a termine. Il boss ha, quindi, raccontato di come ha conosciuto la De Musis presso l’abitazione della vedova di suo fratello Vincenzo e di come, sin da subito, tra i due fosse nata una relazione.

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