Ci sono state reazioni differenti nelle famiglie dei tre componenti della babygang che hanno brutalmente aggredito e ucciso Francesco Della Corte, vigilante in servizio alla stazione metro di Piscinola-Scampia. Se la madre di uno dei tre aggressori ha invocato essa stessa una pena esemplare per il figlio, a fare da contraltare c’è la fidanzatina di un componente della banda che, in un’intercettazione apparsa su Il Mattino, parlando con un’amica dice incredula:”Hanno detto che sono stati loro, che scemi, chi è più scemo di loro?”. Sorpresa anche l’amica: “Dici davvero?”. Parole pronunciate nelle ore immediatamente successive al fermo dei tre e alla confessione.
Sulle bacheche social dei tre, intanto, compaiono messaggi di solidarietà ai tre minorenni: “Manchi al cuore, vita mia. Esci più forte di prima, liò”, scrive Suami. “Vita mia sei un leone, ti aspetto fuori”, commenta Denise. Sono tantissimi i commenti ed i post per i tre. Un’assurdità nell’assurdità che sottolinea, ancora una volta, la drammaticità di queste generazioni oramai perse e senza valori.
“Per me sono complici degli assassini, sia chi esprime solidarietà sui social con i minorenni arrestati sia i loro genitori che li hanno lasciati alle 3 di notte andare in giro aggredendo un uomo buono che faceva il suo lavoro”. Così Giuseppe Della Corte, 25 anni, figlio di Francesco Della Corte, 51 anni, il vigilante morto a Napoli venerdì dopo essere stato aggredito il 3 marzo. I suoi presunti assassini sono stati arrestati. “Vogliamo giustizia, fino in fondo. Devono marcire in galera”, dice.