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giovedì, Aprile 25, 2024
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Aggravante camorristica esclusa per tutti, condanne light per il sequestro dell’operaio a Scampia

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Clamorose riduzioni di pena nel processo a carico di esponenti di 3 clan di camorra, accusati di aver rapito un operaio a Scampia. Il Gup del tribunale di Napoli, dott. Vinciguerra, ha cosi determinato le pene a carico degli imputati, discostandosi dalla imponente richiesta effettuata dalla Direzione Distrettuale antimafia che aveva invocato per tutti la pena a venti anni di reclusione. Per tutti il giudice ha escluso l’aggravante mafiosa. 

Per Caldore Gennaro “noto come cioccolata” il giudice ha concesso l’attenuante del risarcimento del danno ed ha determinato la pena in anni 14 di reclusione. Secondo la ricostruzione operata della persona offesa, Caldore sarebbe stato individuato come il capo e l’organizzatore del sequestro (difeso dagli avvocati Luigi Senese e Domenico dello Iacono).

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Per Concilio Pasquale, il giudice ne ha riconosciuto il ruolo di minima rilevanza nel sequestro concedendogli attenuanti generiche e l’attenuante del risarcimento del danno e per dette ragione l’ha condannato alla pena di anni 7 mesi 8 di reclusione. (difeso dagli avvocati Massimo de Marco e Francesco Esposito).

Per Pandolfo Pasquale invece il giudice, nonostante un ruolo particolarmente invasivo avuto nel corso del sequestro avendo partecipato tanto alla fase del prelevamento del Pettiorosso nonchè alla fase successiva nei garage di Scampia, ha ritenuto di condannarlo ad una pena mite di anni 11 e mesi 4 di reclusione concedendogli le attenuanti generiche. (difeso dagli avvocati Dario Carmine Procentese e Claudio Davino).

Analogamente per Ronga Antonio, il quale (cosi come Pandolfo) si è reso autore di tutte le fasi del sequestro, il giudice ha deciso di condannarlo alla pena di anni 11 mesi 4 di reclusione concedendogli le attenuanti generiche nella massima estensione. (difeso dagli avvocati Nicola Pomponio e Claudio Davino).

Clamorosa invece la sentenza nei confronti di Pecorelli Nunzio, il quale secondo quanto dichiarato dalla persona offesa e secondo la ricostruzione degli inquirenti avrebbe organizzato e perpetrato il delitto di sequestro per effetto della conoscenza diretta della vittima, il giudice ha stabilito la mite pena di anni otto di reclusione con concessione delle attenuanti generiche, dell’attenuante del risarcimento del danno. (difeso dall’avvocato Dario Carmine Procentese).

Per Roselli Salvatore noto come frizione, il Gup ha invece concesso le attenuanti generiche in giudizio di prevalenza sulla contestata recidiva e lo ha condannato alla pena di anni 12 di reclusione a fronte di una richiesta di anni 20 (difeso dagli avvocati Luigi Senese e Dario Carmine Procentese).

Pena mite anche per Strazzulli e Mincione per il quale il giudice ha concesso le attenuanti generiche e ‘attenuante dell’apporto di minima rilevanza alla condotta delittuosa, condannati alla pena di anni 7 mesi 8 di reclusione (difesi dagli avvocati Leopoldo Perone e Simone Mancini).

Pena severa invece per Costantino Raia, il quale, secondo la prospettazione della pubblica accusa aveva provato a bruciare la mano del Pettiorosso Stefano minacciandolo ripetutamente di morte nel caso in cui il pagamento per il riscatto non fosse avvenuto. Per il rampollo della famiglia raia il giudice ha inflitto la severa condanna di anni 18 lievemente inferiore ai 20 richiesti dalla procura. (difeso dagli avvocati Marcello Severino e Dario Carmine Procentese).

 

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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