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giovedì, Marzo 28, 2024
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Agguato a Napoli. La moto, i vestiti e gli orari: gli indizi pro e contro i Del Re

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«La Benelli, trovate la Benelli e risolverete il caso». Sussurra così un investigatore alle domande relative al mezzo utilizzato dal sicario di piazza Nazionale. Quello che lo scorso 3 maggio ha ferito Salvatore Nurcaro e la piccola Noemi. Per quell’agguato ieri i gip di Siena e di Nola hanno convalidato i fermi per Armando e Antonio Del Re. Sulla Benelli e sui fotogrammi delle immagini di sorveglianza si giocherà una partita giudiziaria che si annuncia serrata. Da chiarire inoltre, in maniera chiara il movente dell’agguato da inserire in ‘contesti collaterali alla criminalità organizzata’. Nurcaro era inviso a tanti ma dietro il fallito agguato potrebbe esserci un grosso debito per droga. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Napoli Giovanni Melillo con l’aggiunto Giuseppe Borrelli, che hanno diretto il team di magistrati formato da Simona Rossi, Antonella Fratello e Gloria Sanseverino.

Tutto inizia e finisce con la Benelli. Il mezzo è stato rubato in Costiera un anno fa e ne è stato denunciato il furto a Fisciano, in provincia di Salerno. Il 3 maggio, data dell’agguato, la Benelli viene inquadrata dalle telecamere di sorveglianza su via S.Alfonso Maria de’ Liguori: sono gli attimi successivi alla sparatoria e sul mezzo c’è un uomo tozzo, corpulento e completamente vestito di nero. Una Benelli, come evidenziato dalla difesa, era nella disponibilità anche dei fratelli Del Re come emerge dalle intercettazioni fornite all’inchiesta dalla guardia di finanza (sui Del Re c’era già un’attività investigativa in atto). Ma ai Del Re apparterebbe anche un altro mezzo, un Honda x Adv già segnalato nei pressi dell’abitazione di Antonio Marigliano, il ras dei Formicola il cui figlio è stato picchiato qualche settimana fa proprio da Nurcaro ‘obiettivo’ del raid di piazza Nazionale. L’Honda è stato segnalato il giorno dell’agguato intorno alle 15 in via Marina, all’altezza del Varco Pisacane: del passeggero, senza casco, si nota l’assenza di capelli sulla parte centrale della testa e la corporatura robusta. Vengono inoltre confrontate anche le suole delle scarpe dei due passeggeri, bianca una, nera l’altra. I due vengono registrati insieme di nuovo alle 15.59 mentre, alle 16.58, il mezzo passa a pochi metri dal luogo dell’agguato e in sella c’è solo il conducente. Nelle ore successive l’Honda viene segnalata a Secondigliano per poi ‘sparire’. Sono le 17,23. I movimenti dell’Honda sono stati confrontati con quelli della Benelli: stesso percorso e stessa conclusione con la Benelli che, come anticipato da Internapoli, alle 17,05 supera il varco di via Comunale vecchia a Miano. Come evidenziato dal giudice sia la moto di Del Re che quella rubata si trovavano nei pressi del luogo dell’agguato al momento della sparatoria e la loro ‘presenza’ è stata poi segnalata anche nell’area nord. C’è però un dato su cui l’accusa spinge molto, una maglia di colore nero con delle frecce gialle sul retro che disegnano una x sulla schiena è stata trovata in casa di Antonio Del Re quando il 28enne fu convocato alla squadra mobile, stesso indumento che è stato ripreso anche dalle telecamere stradali: la indossa sia l’uomo che guida la Benelli rubata sia quello sull’Honda dei due fratelli. Fotogrammi allegati all’ordinanza su Del Re che, per l’accusa, inchioderebbero alle sue responsabilità il 28enne. Proprio sull’abbigliamento però la difesa ha ribadito una diversa posizione: l’avvocato Claudio D’Avino, in sede di convalida dinnanzi al gip, ha sollevato numerose eccezioni alla ‘prova’ costituita dalle telecamere. Il difensore di Armando Del Re (indicato come l’esecutore materiale) ha fatto notare come intorno alle 15 Del Re fosse stato immortalato in abito bianco e nero e che invece, secondo l’accusa, tra le 16,56 e le 16,59 sarebbe stato immortalato in abiti completamente neri in via Matteo Acquaviva durante l’agguato a Nurcaro. D’Avino ha inoltre aggiunto che intorno alle 17,04 Del Re è stato ‘catturato’ da una telecamera sempre in sella alla moto rubata ancora una volta in abiti bianchi e neri ma a notevole distanza dal luogo dell’agguato. Troppo poco tempo per cambiarsi d’abito e per disfarsi del resto dell’abbigliamento. Punti controversi di un’inchiesta destinata a regalare ulteriori colpi di scena.

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