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venerdì, Aprile 19, 2024
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“Alleanza di Secondigliano clan pontentissimo e sottovalutato”, l’allarme del Procuratore di Napoli

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Nella conferenza stampa convocata dal Procuratore Capo di Napoli Giovanni Melillo sono emersi numerosi dettagli sull’operazione che ha sgominato quel che restava del clan Sibillo. Ma non solo. Si è parlato anche della forza dell’Alleanza di Secondigliano. Sequestrato l’altarino di Emanuele Sibillo, composto dal busto e dalle lucette. Secondo la Procura era un luogo che aveva assunto valori simbolici anche nell’esercizio delle attività delittuose. I commercianti erano costretti ad inginocchiarsi davanti all’altarino per imporre l’estorsione. Il clan impose una dozzina di estorsioni.

La forza dell’Alleanza di Secondigliano

“Questa vicenda, infatti, è emblematica in una città dove la camorra è bandita dal dibattito pubblico e il problema principale siano il traffico e gli assembramenti. E non i cartelli mafiosi dell’Alleanza di Secondigliano e il cartello dei Mazzarella” – ha dichiarato Melillo. “Il primo gruppo controlla ogni genere di attività illegali droga, truffe anziani e assicurativo, mercato immobiliare, sistema commerciale controllato direttamente e indirettamente. Si parte dai Contini-Licciardi-Mallardo e si arriva a gruppi satelliti. La pericolosità dell’Alleanza di Secondigliano è stata sottovalutata”.

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I boss dell’Alleanza di Secondigliano, dunque, avrebbero ordinato di rimuovere le statue dalla chiesa. Per volere della suocera di tre importanti boss della camorra sono sottratte da una chiesa chiusa di Napoli. Una chiesa diventata un deposito della droga, le tre statue del ‘600 trovate, sabato scorso, dai carabinieri, nei locali di un’associazione della Madonna dell’Arco, che si trova nel quartiere Arenaccia della città, roccaforte dell’Alleanza di Secondigliano.

La strategia 

Sulle sculture lo speciale reparto del Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale ha già eseguito controlli che hanno dato esito positivo riguardo l’autenticità.
Sulle tre statue raffiguranti la Madonna del Rosario con il bambino Gesù, San Domenico e Santa Rosa, erano state già apposte le targhe con i nomi dei tre camorristi dell’Alleanza di Secondigliano. Boss tutti detenuti in regime di 41 bis: Patrizio Bosti, Francesco Mallardo ed Eduardo Contini, ai militari dell’Arma.

Sulla vicenda la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha aperto una indagine per fare luce sulla vicenda. Sabato pomeriggio i carabinieri hanno dovuto anche fronteggiare non poche rimostranze per portare via le tre statue. Inizialmente si trovano in una chiesetta del centro di Napoli chiusa per problemi statici affidata alla confraternita della Madonna dell’Arco.

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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