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giovedì, Aprile 18, 2024
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Antonio Moccia, dai manifesti contro il racket all’affare carburanti col ‘cugino’ e la ‘dama bianca’

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Tra i 71 nomi finiti stamattina nell’inchiesta su petrolio e mafia-camorra e ‘ndrangheta spicca quella di Antonio Moccia. Un nome non certo nuovo alle cronache. Qualche tempo, quando nel triangolo Casoria-Afragola-Cardito impazzava la guerra delle bombe alle attività commerciali, fa l’esponente della famiglia Moccia fece affiggere dei manifesti in strada clamorosi in cui si appellava ai commercianti di denunciare il racket. Era il marzo 2020.

Antonio Moccia è finito oggi in manettenell’ambito dell’operazione interforze “Petrol-Mafie spa” del Ros e dello Scico della Guardia di Finanza, coordinata dalle Procure di Catanzaro, Reggio Calabria, Napoli e Roma.

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Antonio è l’ultimo figlio di Gennaro Moccia e Anna Mazza, entrambi deceduti. Il primo in un agguato, la seconda per cause naturali. 

Il clan camorristico dei Moccia, tra le più importanti e potenti di tutto il panorama criminale, è noto per l’abilità nello stringere patti con esponenti di rilievo dei settori pubblico e privato per agevolare profittevoli investimenti di capitali illeciti nell’economia, legale e illegale. Aspetti già emersi nel corso di indagini durate oltre 15 anni e, quella di oggi, mette in luce le più attuali evidenze degli interessi dei Moccia nell’economia legale, in particolare nel “settore strategico dei petroli”. Un’attività che prende le mosse nel 2015 da una indagine del Gico della Guardia di Finanza di Napoli – su delega della Dda partenopea – e che riguardava inizialmente rilevanti investimenti del clan nei settori dell’edilizia e del mercato immobiliare.

A conferma dell’importanza attribuita al nuovo canale “legale” di investimento, se ne occupa personalmente un esponente di vertice del clan, Antonio Moccia, attraverso contatti, ampiamente intercettati, con l’imprenditore di settore Alberto Coppola, coi commercialisti Claudio Abbondandolo e Maria Luisa Di Blasio e col faccendiere Gabriele Coppeta. Infatti Coppola utilizzava nelle proprie relazioni commerciali la sua parentela con Antonio Moccia, presentandosi all’occorrenza come suo cugino; lo stesso Moccia qualificava Coppola pubblicamente come suo “cugino”.

Gli affari di Anna Bettozzi

Attraverso una serie di operazioni societarie, il gruppo, scrivono i finanzieri, entra in rapporti con la “Max Petroli SRL” (ora MADE PETROL ITALIA SRL – di Anna Bettozzi), che aveva ereditato l’impero di Sergio Di Cesare, noto petroliere romano. La Bettozzi, trovandosi a gestire una società in grave crisi finanziaria, grazie alla conoscenza di Coppola era riuscita a ottenere forti iniezioni di liquidità da parte di vari clan di camorra, tra cui quelli dei Moccia e dei casalesi, che le avevano consentito di risollevare le sorti dell’impresa, aumentando in modo esponenziale il volume d’affari, passato da 9 milioni di euro a 370 milioni di euro in tre anni, come ricostruito dal “III Gruppo Tutela Entrate” della GdF di Roma su delega della Dda della Capitale. Secondo quanto è emerso dalle attività investigative, la stessa Bettozzi avrebbe sfruttato non solo il riciclaggio di denaro della camorra, ma anche i classici sistemi di frode nel settore degli oli minerali, attraverso la costituzione di 20 società “cartiere” per effettuare compravendite puramente cartolari in modo tale eludere con la “MADE PETROL” le pretese erariali, potendo così rifornire i network delle c.d. “pompe bianche” a prezzi ancor più concorrenziali. Nel frattempo, il clan Moccia poneva la base logistica per lo svolgimento delle attività fraudolente negli uffici napoletani di Coppola, da dove – secondo gli inquirenti – venivano coordinate le commesse di materiale petrolifero e organizzato il vorticoso giro di fatturazioni per operazioni inesistenti e i movimenti finanziari (esclusivamente on-line). Per il gruppo criminale, infatti, una volta disposti i bonifici relativi al formale pagamento del prodotto energetico sorgeva la necessità di monetizzare in contanti le somme corrispondenti all’IVA non versata all’erario dalle società cartiere.

L’organizzazione parallela

Per la raccolta delle ingenti somme liquide derivanti dalla frode, il clan Moccia si avvaleva di una vera e propria organizzazione parallela, autonoma e strutturata, atta al riciclaggio di elevate risorse finanziarie, gestita da “colletti bianchi”, attiva sia sul territorio partenopeo che su quello romano. In pratica, le società “cartiere” gestite dal gruppo Coppola, una volta introitate le somme a seguito delle forniture di prodotto petrolifero, effettuavano con regolarità ingenti bonifici a società terze, simulando pagamenti di forniture mai avvenute. Quest’ultimo, mediante la propria organizzazione territoriale, provvedeva ai prelevamenti in contanti e alle restituzioni tramite “spalloni”. Nello svolgere tale attività, questo gruppo tratteneva per sé una percentuale su quanto incassato. Si trattava in buona sostanza di soldi provenienti dalle attività illecite dei clan reinvestiti in un settore economico legale, quello dei petroli, per produrre altri proventi illeciti attraverso le frodi fiscali: un effetto moltiplicatore dell’Illecito che finisce per annichilire la concorrenza, sia per i prezzi alla pompa troppo bassi per gli operatori onesti, sia perché questi ultimi indietreggiano quando capiscono che hanno di fronte imprenditori mafiosi.

I contanti diretti a Cannes
Il successo imprenditoriale consentiva inoltre agli indagati di mantenere un elevato tenore di vita, fatto di sontuose abitazioni, gioielli, orologi di pregio e auto di lusso. Nel mese di maggio 2019, ad esempio, la Bettozzi fu fermata a bordo di una Rolls Royce alla frontiera di Ventimiglia, mentre si recava a Cannes per partecipare all’omonimo festival del cinema, e trovata in possesso di circa 300mila euro in contanti. I successivi accertamenti presso il lussuoso albergo a Milano dove soggiornava, consentirono di rinvenire altri 1,4 milioni di euro, sempre in contanti, poi sottoposti a sequestro. (Gi.Cu.)

Gli arresti della Dda di Napoli

In carcere sono finiti:

COPPETA Gabriele, nato ad Afragola il 04.04.1965;

COPPOLA Alberto, nato a Napoli il 19.07.1967;

D’AMICO Salvatore alias “O’ Pirata”, nato a Napoli il 01/08/1973;

LIBERTI Domenico, nato a Napoli il 26.03.1969;

MAZZARELLA Francesco, nato a Napoli il 14.05.1971;

VIVESE Giuseppe, nato a Napoli il 06.08.1983.

Ai domiciliari:

ABBONDANDOLO Claudio, nato a Napoli il 22.12.1972;

COPPOLA Silvia, nata a Torre del Greco (NA) il 23.02.1995;

DI BLASIO Maria Luisa, nata a Napoli il 21.11.1950;

FIANDRA Aldo, nato a Casoria (NA) il 20.04.1960;

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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