Le indagini sull’omicidio di Chiara Poggi, la giovane uccisa nella sua abitazione di Garlasco la mattina del 13 agosto 2007, continuano a muoversi lungo una pista precisa: quella delle conoscenze personali della vittima. Un elemento, in particolare, guida il lavoro degli inquirenti. Chiara, infatti, quella mattina aprì la porta di casa senza esitare. Un gesto che lascia intendere come si trovasse di fronte a qualcuno che conosceva e di cui si fidava.
Per questo motivo le ricerche degli investigatori si concentrano non solo sull’ambiente più vicino alla giovane — amici, conoscenti, persone frequentate anche saltuariamente — ma si estendono progressivamente a tutti coloro con cui Chiara aveva avuto rapporti. L’obiettivo resta quello di dare finalmente un nome e un volto al profilo genetico individuato sulla scena del crimine, un Dna che per ora resta senza un’identità.
Il lavoro della Procura, al momento sospeso per quanto riguarda l’incidente probatorio, riprenderà tra circa due settimane. Fino ad allora, gli inquirenti puntano a ottenere risposte decisive dall’attività tecnica e scientifica in corso, nella speranza di poter trasformare in “noto” quel profilo genetico che potrebbe rivelarsi l’anello mancante dell’intera inchiesta.
Non si esclude che, in seguito agli esiti delle attuali indagini, la Procura possa avanzare una nuova istanza alla giudice Garlaschelli per chiedere un’ulteriore estensione degli accertamenti irripetibili, prolungando così il perimetro delle verifiche genetiche.
Il caso resta dunque aperto, sospeso tra gli interrogativi di un paese intero e la determinazione di chi lavora per dare finalmente giustizia a Chiara.