«Sono catorci, li devono soltanto squagliare perdono pezzi di carrozzeria mentre guidiamo, mancano di coperture sul tetto, abbiamo contachilometri rotti mai riparati, più di una volta abbiamo dovuto affrontare principi d’incendio». Parole emblematiche e, in un certo senso, rassegnate. Parole che dipingono la realtà catastrofica nella quale si ritrovano a dover lavorare la maggior parte degli autisti della ANM. L’aspetto più desolante, forse, è che questa descrizione è una sorta di sempreverde. Furono rilasciate alla collega Tiziana Cozzi sulle colonne de La Repubblica – Napoli nell’ottobre dello scorso anno. Eppure è una descrizione perfettamente e tristemente collocabile in qualsiasi momento degli ultimi 10 anni almeno. Ma lo stato di salute della ANM è assai cagionevole da molto prima, a dire il vero.
I problemi economici della ANM nascono molto tempo fa
L’Azienda Napoletana Mobilità vacilla sull’orlo del baratro già da molti – troppi – anni. Attaccati alle sue sorti ci sono i bilanci familiari di centinaia di dipendenti. In sostanza, riuscire a completare le corse con i mezzi integri e senza grossi problemi non è l’unica difficoltà che gli autisti devono superare. Periodicamente, i buchi nei bilanci societari si allargano incutendo paura. Paura per l’incertezza, per l’instabilità, per l’ignoto. Per far fronte all’elettrocardiogramma delle finanze impazzito, l’azienda ha fatto ricorso al più immediato dei rimedi: il rincaro del prezzo dei biglietti. Questa volta, però, gonfiare il prezzo dei biglietti potrebbe non bastare. Anzi, sicuramente non basterebbe. Il condizionale, in questo caso è legato puramente ai tempi burocratici necessari ad avere un verdetto. Un’ufficialità. Che, per grosse linee, si sta già manifestando, come una tempesta all’orizzonte.
ANM deve 48 milioni a Palazzo Santa Lucia
Stando ad un vecchio contenzioso riaperto da una sentenza della Cassazione, infatti, la ANM deve 48 milioni di euro alla Regione Campania. E, considerati precari equilibri economici di quest’ultima, Palazzo Santa Lucia non ha alcuna intenzione di rinunciarci. Anzi! I 48 milioni di cui sopra fanno riferimento ad una serie di contributi erogati dalla Regione alla fine degli anni 90. Più precisamente, la Cassazione ha “riaperto i giochi” per quanto riguarda i contributi erogati nel biennio 1997-1999. In un primo momento, la ANM aveva vinto il contenzioso dimostrando che i conteggi dei contributi richiesti dalla Regione fossero sbagliati. La Corte Suprema ha, però, assegnato il caso ad un nuovo team di tecnici e periti, stabilendo che i calcoli debbano essere rifatti. Una volta effettuato il ricalcolo, si dovrebbe procedere al pagamento. Facile prevedere che la ANM si opporrà ad oltranza. La domanda è: fino a che punto potrà aver ragione?