Il pm Christine Von Borries ha chiesto il rinvio a giudizio per 12 persone, tra cui 10 agenti di polizia penitenziaria e due medici, nell’ambito delle indagini sui presunti pestaggi che sarebbero avvenuti nei confronti di detenuti del carcere di Sollicciano a Firenze. Le accuse contestate, a vario titolo, sono quelle di tortura e falso in atto pubblico.
In particolare, i due medici, in servizio presso la casa circondariale e le cui posizioni nell’inchiesta emergono adesso, sono accusati di aver redatto falsi certificati in relazione alle condizioni dei detenuti vittime delle stesse presunte violenze risalenti al 2018 e al 2019.
Pestaggi in carcere
«Ti massacriamo. Noi non siamo come quelli della giudiziaria». Minacciato, preso a calci e schiaffi e infine lasciato senza abiti prima di essere rinchiuso in cella di isolamento. A subire le torture perpetrare, ritiene la Procura di Firenze, da otto agenti e un’ispettrice della polizia penitenziaria, il 27 aprile 2019 fu un detenuto marocchino, «inerme e impossibilitato a difendersi». Fu «punito», secondo l’accusa, per aver chiesto di telefonare ai parenti in Francia e aver reagito con un insulto a quelle intimidazioni.
Non sarebbe stato l’unico a subire questa sorte: oltre a lui, un altro detenuto italiano, nel maggio 2018. L’inchiesta che ipotizza torture dentro il carcere di Sollicciano, coordinata dalla pm Christine Von Borries,portò a nove misure cautelari, scattate all’alba su ordine del gip Federico Zampaoli. Agli arresti domiciliari sono finiti l’ispettrice Elena Viligiardi, 50 anni, ritenuta l’istigatrice dei pestaggi, l’agente Patrizio Ponzo, 32, e l’assistente capo coordinatore Luciano Sarno, 55. Misure più tenui per altri sei indagati, un vice ispettore e cinque agenti, che hanno obbligo di dimora nel Comune di residenza e interdizione dal servizio per un anno. Le accuse, a vario titolo, sono: tortura e falso, per aver raccontato tutt’altra versione sui due detenuti aggrediti.