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giovedì, Marzo 28, 2024
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Estorsione al centro ‘La Birreria’, il ras dei Licciardi spedito ai domiciliari

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Erano accusati di aver cercato di inserire un loro uomo nella società che avrebbe organizzato i centri di ristoro e i supermercati nel centro commerciale La Birreria di Miano. Nonostante questo quadro accusatorio ieri è arrivato il risultato dell’istanza presentato dall’avvocato di uno dei condannati, Pietro Izzo. L’avvocato Antonietta Genovino ha ottenuto per il suo assistito gli arresti domiciliari dopo l’istanza presentata alla Corte d’Appello di Napoli che ha così sostituito la misura cautelare del carcere (che Izzo stava scontando a Melfi) con quella più mite dei domiciliari. Nel maggio dello scorso anno per Izzo e per Renato Esposito, considerati dalla Procura come elementi di primo piano del clan Licciardi, attivo nella Masseria Cardone e una delle colonne portanti dell’Alleanza di Secondigliano, arrivarono le condanne di secondo grado che ridimensionarono quelle rimediate in primo grado. Izzo fu condannato a tre anni e sei mesi (rispetto agli otto del primo grado) mentre Esposito a fronte di una condanna iniziale di sei anni rimediò anch’egli tre anni e sei mesi.

Imprenditore pedinato dai ras dei Licciardi

La svolta nell’inchiesta (leggi qui l’articolo) grazie al coraggio di uno dei manager del centro pedinato per giorni prima di essere avvicinato dagli uomini del clan presso un distributore di benzina. L’uomo, in sede di denuncia, raccontò al pubblico ministero:«Ho visto che mi conoscevano, sapevano tutto di me, non capivo chi fossero. Poi, mi hanno detto il loro nome, sono andato su Google e cliccato uno dei nomi che avevo appreso. E ho capito che c’erano sul suo conto indagini per presunti legami con il clan Licciardi. Oggi sono terrorizzato, ho detto alla mia azienda che non voglio più lavorare su questo territorio». Pietro Izzo e Renato Esposito, secondo diverse informative delle forze dell’ordine, sono negli alti ranghi del clan della Masseria Cardone con ruoli direttivi. Pietro Izzo qualche anno fa era considerato uno dei tre ras al vertice del gruppo in quel periodo retto da un triumvirato.

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Le mani dei Licciardi sulla Conad alla Birreria: così è nata l’inchiesta

Il supermercato Conad alla Birreria dobbiamo gestirlo noi». E’ racchiusa in queste poche frasi la richiesta estorsiva di tre esponenti del clan Licciardi (Pietro IzzoRenato Esposito e Antonio Arena) ad un imprenditore attivo nel settore della grande distribuzione. I particolari di quella richiesta sono contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita dagli uomini della squadra mobile a carico dei tre. Nel dispositivo vengono illustrati tutti i passaggi e le modalità attraverso cui gli uomini della Masseria Cardone hanno tentato di portare a termine l’estorsione. A partire dal febbraio di tre anni fa quando Izzo ed Esposito chiedono ad un addetto alla distribuzione che lavora nel centro commerciale di Miano di essere messi in contatto con il responsabile del punto vendita. Il mese successivo al diniego dell’uomo nel volerli incontrare i due iniziano a pedinarlo fino a fermarlo all’interno di un bar posto nella stazione di servizio dell’autostrada A16 nei pressi di Pomigliano d’Arco. E’ in quell’occasione che uno dei due fa capire chiaramente le sue intenzioni dicendo all’imprenditore che è loro ferma intenzione gestire direttamente il punto vendita. Nonostante le spiegazioni dell’imprenditore che riferisce loro che gli addetti alla gestione sono membri di una cooperativa loro ribattono dicendo di aver già individuato chi farà le loro veci.

Le richieste avanzate da Izzo e Esposito

E’ fine marzo-inizio aprile quando Izzo e Esposito presentano all’uomo Antonio Arena indicato come colui che, nelle loro intenzioni, avrebbe dovuto prendere in mano le redini del supermercato allo scopo di agevolare il clan:«Questo è il socio che deve gestire la Conad alla Birreria». Il responsabile di quell’imprenditore non ha però ceduto e ha denunciato i tre spiegando agli uomini della Mobile tempi e modalità dell’avvicinamento dei tre indicati come appartenenti al gruppo della Masseria Cardone. Personaggi già conosciuti alle forze dell’ordine anche grazie alle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia che hanno tracciato il profilo dei tre. Come Filippo Caracallo, ex colonnello del clan Mallardo che di Esposito ha dichiarato:«Renato Esposito, quando era libero era il referente per il clan Licciardi nel senso che i Mallardo mi mandavano a parlare con lui».

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