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domenica, Aprile 28, 2024
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Lenzuolo e salti sulle impalcature, così i giovani sono evasi dal carcere di Milano

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La fuga degli agili ragazzi dai 17 ai 19 anni (cinque italiani, un ecuadoriano e un marocchino) non sarebbe stata difficile. Erano nel campo di calcio, nel pomeriggio; uno sguardo d’intesa e via, approfittando del ridotto personale durante le feste e soprattutto di una parete di legno malridotta e delle impalcature di un cantiere, mentre uno dei fuggitivi addirittura ha usato un lenzuolo per calarsi all’esterno, come nei film.

Uno è stato preso subito dopo, due si sono fatti convincere a rientrare dalle famiglie. Gli altri non hanno certo i mezzi per reggere a lungo la latitanza e le loro famiglie, in gran parte in situazioni di estremo disagio, nonché i loro amici, sono ben conosciuti dagli investigatori dell’apposito Nucleo investigativo della Polizia penitenziaria.

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LE INCHIESTE

In attesa che altri evasi siano rintracciati o si presentino alla porta dell’Istituto le inchieste muovono i primi passi: quella della Procura dei Minori, diretta da Ciro Cascone, in cui un sostituto ha già effettuato un sopralluogo, raccogliendo le necessarie informazioni; quella della Procura ordinaria, per i maggiorenni e quella, infine, interna all’Amministrazione penitenziaria che dovrà anche anche ricostruire la vicenda del cantiere ‘perenne’. Rimane infine il fascicolo riguardante i disordini scoppiati nel carcere dopo la notizia del buon esito della fuga, con danneggiamenti e incendi nelle camerette.

“MI TELEFONERANNO”

Don Gino Rigoldi, storico cappellano dell’Istituto minorile Beccaria, che con quei ragazzi lavora da decenni, ne è convinto: “Mi telefoneranno, li riporterò indietro”. E anche il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari è fiducioso: “siamo vicini, speriamo di esserlo, per quanto riguarda la cattura anche degli altri soggetti che sono fuggiti”.

Per il momento, nella struttura persa nella brughiera alla periferia di Milano, sono rientrati tre dei sette che il giorno di Natale si sono resi protagonisti di un’evasione rocambolesca, seguita da un incendio che altri detenuti hanno appiccato (otto dei più attivi sono già stati trasferiti in altre carceri). Una sorta di rivolta che ha portato in ospedale quattro agenti intossicati.

Una situazione che fa sbottare il sindaco Giuseppe Sala: “Non c’è proprio più spazio per chiacchiere o affermazioni generiche di ‘sconcerto’. Il Beccaria era un carcere modello. Lo era nel passato, in un passato ormai remoto. Da quasi vent’anni non c’è un direttore, e ce la si è cavata con dei ‘facente funzione’. Da una quindicina d’anni ci sono lavori in corso, che non finiscono mai”.

I DATI SULL’OCCUPAZIONE DELLE CARCERE MINORILI

In modo diverso tutti, però, da don Rigoldi, al sottosegretario Ostellari, a Giuseppe Cacciapuoti , direttore generale del personale del Dipartimento per la Giustizia minorile, al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ritengono che questo episodio imponga, in via definitiva, una riflessione più ampia sugli istituti minorili.

I dati dicono che su 375 posti a disposizione, ci sono 389 ragazzi detenuti e l’occupazione è superiore alla capienza in 6 istituti su 15, tra i quali Milano (dove ci sono 37 detenuti su 36 posti), Roma e Nisida, a Napoli. “Il carcere dei minori deve essere il carcere dei minori, non dedicato a soggetti che magari hanno 24 o 25 anni”, come è ora, spiega Ostellari il quale, sul cantiere ‘trampolino’, dice che il Ministero delle Infrastrutture ha già dato il via libera per la conclusione dei lavori.

Cacciapuoti, da parte sua, annuncia che l’Amministrazione è pronta all’assunzione di nuovi educatori e che a settembre hanno cominciato la loro formazione, dopo venticinque anni, 57 nuovi direttori per gli istituti penitenziari. Anche il Beccaria, quindi, avrà un direttore, Il sistema minorile, per Cacciapuoti, rappresenta “un terminale di carenze e criticità che investono anche altri comparti e su cui dovremo confrontarci”.

 

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