C’è molto della mancata riqualificazione dell’area est nell’epopea di Carmine Montescuro, l’85enne ‘Zì Munuzz’ di Sant’Erasmo considerato una vera e propria eminenza grigia della camorra. Tanto temuto e rispettato che non permetteva a nessuno di andare a raccogliere le estorsioni, anzi era lui in prima persona a raccogliere il ‘pizzo’ per poi dividerlo tra gli alleati. E’ questo il modus operandi anche per le estorsioni alle aziende impegnate nella bonifica dei siti della Kuwait come si evince dalle mille e più pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ha smantellato la rete del vecchio patriarca di Sant’Erasmo. A spiegare ai magistrati la rete di connivenze e il sistema creato dal vecchio boss è stato il collaboratore di giustizia Ciro Niglio, ex ras della mala di Barra: «Ci dava 27mila euro per tre volte all’anno».
Il vecchio boss ben conscio delle potenzialità dell’affare decide di gestirlo in prima persona non curandosi del fatto che in quel business già siano coinvolti i gruppi barresi. Montescuro, forte del suo carisma criminale e dei suoi ‘agganci’ vuole mettere i barresi dinnanzi al fatto compiuto accordandosi poi con loro per la spartizione dei proventi. In un’intercettazione nella Fiat Panda di Nino Argano si sente quest’ultimo che dice al boss:«Adesso andiamo da Banana (referente di Gennaro Aprea) e gli diamo 4mila euro.. .», ma prima dice a Montescuro che «mi voglio prima fermare a qualche parte per dividercelo…». Cosa che avviene. Il patto allora era di prendere una quota di 4mila euro dal totale.
