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giovedì, Aprile 24, 2025
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“Quando morirò…”. Posto choc di ‘Poppetta’ prima dell’agguato: indagini nel mondo dello spaccio

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E’ il mondo della droga quello che gli inquirenti stanno passando al setaccio per risalire agli autori dell’omicidio di Salvatore d’Orsi, morto in ospedale dopo essere stato colpito dai killer a Ponticelli. L’ambito in cui si muove l’inchiesta è quello dei piccoli traffici di droga in una zona a poca distanza dal famigerato lotto O, storicamente sotto l’influenza dei De Luca Bossa. Per cui una delle ipotesi al vaglio   come riporta Il Roma – è che il famoso “pizzo” ai gestori delle piazze di spaccio, anche le piccolissime, inventato a Napoli dai De Micco non sia arrivato ai ras subentranti sul territorio. Ma naturalmente, e su ciò gli
investigatori sono concordi, l’ipotesi maggiormente presa in considerazione non può essere l’unica. Nessuno esclude completamente che l’omicidio, sempre in ambito camorristico, possa essere maturato per vicende private. Ecco perché il telefono cellulare della vittima in queste ore è oggetto di particolare attenzione, anche per capire se aveva appuntamento con qualcuno o se, come appare più probabile, i sicari lo attendevano al varco.

Al vaglio anche il suo profilo Fb dove Salvatore ha lasciato messaggi criptici ed inquietanti.  Forse se lo sentiva. Sentiva di essere in pericolo epoche ore prima del suo omicidio ha scritto un post su Facebook. «Si scende, si va al rione Traiano. Siamo arrivando». Questo l’ultimo post scritto sulla bacheca Fb prima di essere ucciso. A leggere questo sms sembra che volesse lasciare una traccia. E allora gli investigatori che nulla lasciano al caso stanno valutando i suoi ultimi spostamenti. Ma perché quel post su Facebook? Perché D’Orsi doveva andare al rione Traiano? Chi doveva incontrare?

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Ma i post su Facebook, ventiquattrore prima della sua morte, non sono finiti. C’è una frase, che letta sapendo che poche ore dopo è stato ucciso, lascia sbalorditi.  «Quando morirò, non venire alla tomba per dirmi quanto mi ami e quanto ti manco perché quelle sono le parole che voglio sentire mentre sono vive».

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