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venerdì, Marzo 29, 2024
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«E’ stata resistenza passiva», obbligo di firma per i tre di Insurgencia

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Hanno ottenuto la revoca degli arresti domiciliari. Ribadendo fin dall’inizio che per loro non sussistevano motivi per il mantenimento della misura cautelare. E’ questa la linea difensiva espressa dai legali di Pietro Spaccaforno, Diego Marmora e Fabiano Langella, i tre attivisti di Insurgencia balzati all’onore delle cronache per i fatti di piazza Bellini e per la ressa creatasi con gli agenti dell’Ufficio prevenzione generale che li avevano fermati per l’identificazione. Gli avvocati dei tre, Annalisa Senese, Natalia Fuccia e Alfonso Tatarano hanno ribadito la propria posizione al gip Bardi chiamato che ha decretato la scarcerazione dei tre attivisti decidendo la misura più lieve dell’obbligo di firma alla polizia giudiziaria (tre volte alla settimana). Il gip ha dunque convalidato i fermi optando per la misura più lieve.

Il racconto dei tre membri di Insurgencia

Innanzi al gip i tre hanno respinto le accuse formulate a loro carico (resistenza a pubblico ufficiale, minacce e lesioni) offrendo una versione dei fatti completamente diversa rispetto a quella della questura di Napoli. I tre attivisti hanno spiegato che domenica sera erano in piazza per bere qualcosa tra loro quando improvvisamente si è avvicinata una pattuglia chiedendo di esibire i documenti. Spaccaforno, il primo ad essere fermato, ha confermato il particolare dell’assenza di un suo documento di identità. Ha poi spiegato anche che i suoi due amici hanno confermato agli agenti le sue generalità. I tre hanno ribadito di non aver proferito offese all’indirizzo dei poliziotti chiarendo che forse quest’ultime sono giunte da altre persone presenti in quel momento in piazza. I tre hanno evidenziato il comportamento aggressivo di uno degli agenti che li avrebbe presi per un braccio spintonandoli. I tre hanno parlato di ‘resistenza passiva’. Hanno aggiunto di non aver mai immaginato che da quel confronto con gli agenti nascesse una ressa. Ressa puntualmente ripresa da decine e decine di smartphone. Spaccaforno e Langella in particolare hanno mostrato al giudice dei lividi con il primo che ha ribadito più volte di essere stato colpito alla bocca.

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La nota della questura di Napoli

Versione totalmente discorde da quella diffusa dalla questura di Napoli all’indomani dei tafferugli. Via Medina ha ribadito che gli arresti dei tre avevano come fondamento la minaccia, lesioni, resistenza e danneggiamento aggravato nonché la denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale e rifiuto di fornire le proprie generalità. «Ieri sera un equipaggio dell’Ufficio Prevenzione Generale, durante il servizio di controllo del territorio in piazza Bellini è stato bersaglio di parole ingiuriose pronunciate da una persona. Questi le ha ripetute al successivo passaggio della volante. Gli agenti hanno così deciso di identificare l’uomo che rifiutando di dichiarare le proprie generalità ha continuato ad offendere gli operatori e ad urlare per attirare l’attenzione delle altre persone presenti».

L’identificazione e poi l’arresto dei tre di Insurgencia

«L’uomo, identificato poi per Pietro Spaccaforno, di 39 anni, raggiunto da altre due persone, identificate per Fabiano Langella, di 27 anni e Diego Marmora, di 40 anni. Proferendo insulti all’indirizzo dei poliziotti, ne hanno ostacolato l’operato. In quei frangenti sono sopraggiunte altre pattuglie che, dopo vani tentativi di riportare la calma, venivano insultate, accerchiate e minacciate anche da numerose persone presenti. Un funzionario di polizia e altri 11 operatori hanno riportato contusioni e traumi con prognosi  da  3 a 17 giorni. Cinque volanti sono state danneggiate».

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