La questione relativa allo stadio San Paolo comincia ad essere – realmente – spinosa. A dire il vero, non si è mai avuta nemmeno la sensazione che l’impianto di Fuorigrotta potesse essere gestito in totale armonia tra affittuario e proprietario. Aurelio De Laurentiis e Luigi De Magistris – affittuario e proprietario – hanno incarnato la perfetta allegoria dei rapporti conflittuali tra inquilini e padroni di casa. Nonostante l’importanza strategica delle loro posizioni – presidente del Napoli e Sindaco della città – non hanno mai provato a convergere su una linea di pensiero/azione comune. L’annoso scontro tra le personalità, certamente vulcaniche allo stesso modo, ha però un’impatto considerevole sullo sviluppo strutturale dello sport cardine della città. Lo stadio, in breve, cade a pezzi. E non da qualche giorno o qualche mese. Cade a pezzi da anni. Troppi.
Lo scontro DeLa-DeMa, tra accuse e ripicche
«Sono molto rammaricato per queste assai ingiustificate dichiarazioni del presidente. Non si comprendono queste dichiarazioni cariche di astio, rancore, odio e di violenza verbale». Così il Sindaco dopo le dichiarazioni del Presidente sulla “nuova diatriba” per la data di inizio lavori allo stadio San Paolo. Secondo De Laurentiis, «Napoli è complicatissima. Ci sono situazioni non solo ambientali, ma anche di amministrazioni locali discutibili. Mi sono dovuto sentir dire dal Comune che bisogna fare i lavori ad ottobre, novembre e dicembre. Ma non esiste. Si vuole penalizzare il tifoso dal venire allo stadio perché così chiuderanno dei settori. Si sono fatti i calcoli per fare l’assist al fratello del Sindaco che deve fare i suoi concerti, per questo cominciano più tardi i lavori». Il solito teatrino, insomma.