Percosse, lividi su polsi e caviglie, un peso (30 chili) che potrebbe essere quello di un bambino, non di un ragazzo ventenne. Questo è quello che i medici hanno visto quando un giovane disabile è stato portato in ospedale. Era il 7 agosto 2021, oggi la mamma e il compagno di lei sono a processo per maltrattamenti, come riporta Repubblica.
Rovistava nei bidoni della spazzatura in cerca di cibo
Le condizioni di salute erano talmente gravi che i medici pensavano di non riuscire a salvarlo. Il giovane, con deficit cognitivi causati da una malattia genetica, aveva evidenti segni di violenza, un’igiene inesistente ed era malnutrito. A portare il figlio in ospedale, che aveva perso conoscenza, era stata la mamma e nello stesso giorno una vicina di casa era andata dai carabinieri a segnalare delle preoccupazioni, perché aveva visto il giovane rovistare nei loro bidoni della spazzatura in cerca di cibo e con segni di lividi a un orecchio.
Una giovane assistente sociale, che aiutava lui e le sorelle con i compiti, aveva dichiarato di non essersi accorta di nulla, pensando che fosse sottopeso a causa della patologia. Lo ha confermato il ventenne, sentito in un’audizione protetta e assistito dall’avvocata Emanuela Martini: “Sì, mi picchiavano“. La madre, col compagno, sono a processo in questi giorni a Torino davanti alla giudice Odilia Meroni.
Le condizioni disumane: aveva i vermi nell’orecchio
I dettagli raccolti da chi aveva visto il giovane quel giorno sono impressionanti. Il ragazzo era vivo per miracolo: una creatura ridotta pelle e ossa, ecchimosi e lividi ovunque. I segni delle corde su mani e caviglie erano evidenti, per tutto il tempo in cui veniva tenuto legato. Non solo, ed è forse uno dei dettagli più crudi, la vittima aveva un orecchio gonfio e tumefatto, dal quale, era stato annotato nella cartella clinica, uscivano i vermi. Lo riporta Repubblica.
Le testimonianze di chi lo ha visto ridotto in quelle condizioni sono agghiaccianti. A cominciare da quelle della vicina di casa, che era anche andata dai carabinieri a segnalare le sue preoccupazioni. “Temevo che gli potesse succedere qualcosa, lo avevo visto completamente assente, con lo sguardo perso nel vuoto, non rispondeva nemmeno quando lo chiamavamo“.
La donna aveva lanciato l’allarme proprio lo stesso giorno in cui il giovane era stato portato in ospedale dalla madre: “Avevamo notato il ragazzo venire nella nostra proprietà per rovistare nel bidone dell’umido e trovare qualcosa da mangiare. Non era normale che facesse una cosa del genere“.
L’orecchio del ragazzo lo aveva notato anche lei: “Era tra il viola e il blu, gonfissimo, faceva davvero impressione, era così grande che si vedeva da metri e metri“, ha spiegato al processo.
Il processo
Per l’avvocata Emanuela Martini che tutela il giovane nel procedimento “questa è la vicenda di maltrattamento più disumana a cui abbia mai assistito nella mia vita professionale“. Il procuratore aggiunto Cesare Parodi, che rappresenta l’accusa in aula, nel capo d’imputazione ha potuto solo descrivere i maltrattamenti scaturiti dalle condizioni oggettive in cui era stato trovato il ragazzo: “una serie di condotte violente” avvenute “colpendolo reiteratamente“, ma anche con “costrizioni al letto con cinghie, sopraffazioni, privazioni materiali di cibo” e “facendolo vivere in condizioni igieniche pessime“, scrive Repubblica.
Lesioni, ferite da taglio, lividi, l’addome scavato, piaghe da decubito, occhi scavati con emorragie congiuntivali. Per anni il giovane ha dovuto subire le torture senza poter fare nulla, arrivando a un passo dalla morte. Dopo un ricovero di due mesi è stato poi affidato a una comunità, mettendo fine all’incubo.