Il clan Di Lauro ha cercato alternative per poter fronteggiare le mancanze di liquidità dopo gli arresti dei vertici e i tanti sequestri di droga subiti. In quest’ottica la mala di Secondigliano si sarebbe affidata a Cosimo Marullo, cugino di Salvatore Tamburrino.
Nei suoi ultimi verbali il pentito ha parlato di una somma di 300mila euro che sarebbe stata immessa nel circuito di frodi carosello dal parente specializzato in frodi fiscali. Marullo avrebbe assicurato all’ex vivandiere di Marco di Lauro una percentuale mensile di guadagno del 2%. Quella stessa quota sarebbe poi stata versata nella cassa della cosca dei Milionari dall’attuale collaboratore di giustizia per pagare le ‘mesate’ agli affiliati detenuti e ai loro familiari.
“Ha beneficiato di prestiti del clan Di Lauro”
Quei 300mila euro, una volta rientrati, erano stati accantonati da Tamburrino poiché ha gestito la cassa del clan dal 2011 al 2019: “Ha beneficiato di prestiti miei e del clan Di Lauro da me rappresentato. Lui aveva un negozio di telefonia ed elettronica e quando sono uscito nel febbraio 2011, lui aveva un bel giro e necessitava di liquidità per cui gli diedi 300mila euro dopo qualche mese per farlo ingrandire nell’attività. Lui aveva amici a Roma coi quali operare giri di fatturazioni fittizie senza pagare Iva, pure con aziende all’estero: la merce girava ma era sempre la stessa e con tali giri frodavano l’Iva con un sistema chiamato frode carosello“.
“Mi prendevo il 2% e lo mettevo nella cassa dei Di Lauro”
L’ex vivandiere di Marco Di Lauro ha disposto della cassa ammettendo di essersi presi alcune libertà: “No, poi son tornati indietro per che… io poi sui 300mila euro…prendevo il due percento e lo mettevo nella cassa di Di Lauro per diciamo… ampliare un po’ gli stipendi delle persone che stavano in carcere e poi la differenza la dividevo con lui io… Niente, e poi lui li faceva girare, faceva sempre… comprava merce per… far girare la merce, perché più merce girava più si guadagnava, più l’Iva non si pagava… Il due… no, il due percento io lo prendevo ogni mese. Eh, prima della restituzione per parecchi mesi, sì. Mi prendevo il due percento e lo mettevo nella cassa dei Di Lauro per ampliare un po’ la cassa. Poi dopo ho fatto rientrare i soldi del clan Di Lauro e li ho messi da parte“.
I rapporti tra Tamburrino e il cugino
In merito alla conoscenza da parte del cugino della sua appartenenza al clan Di Lauro,
Tamburrino ha confermato la piena consapevolezza di Marullo: “Era comunque tranquillo nel trattare con me per il rapporto di parentela, perché così poteva dire che aveva lavoralo col cugino non sapendo chi ci stava dietro di me ma in realtà lo sapeva. I 300mila euro mi sono stati restituiti col 2% mensile di guadagno per gestire le spese di cassa dei Di Lauro (mantenimento detenuti ecc.)“.