Una nuova voce di dentro ha dato una spallata decisiva agli eredi del clan Lo Russo. Proprio da un ex affiliato ai Capitoni di Miano, organizzazione criminale già colpita dai pentimenti dei fondatori e dai loro parenti, sono arrivate le rivelazione che hanno ricostruito ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia alcuni degli ultimi violenti episodi avvenuti nell’area nord di Napoli. Il collaboratore di giustizia Emmanuele Palmieri ha dato informazioni importanti in merito agli Scognamiglio poiché lui ha fatto parte di quel gruppo criminale dal maggio 2021 fino al subito arresto del luglio 2021.
“Ho deciso voglio dare un futuro ai miei figli”
“A mio padre hanno detto che seppure io i miei familiari, in particolare con mia avevo sbagliato nei loro confronti, rubando le armi delle quali sono stato trovato in possesso quando sono stato arrestato, loro ci sarebbero passati su e mi avrebbero pagato anche l’avvocato, purché non collaborassi con la giustizia, sostanzialmente non mi avrebbero fatto nulla per il furto delle armi, l’importante per loro era che non rendessi dichiarazioni nei loro confronti. – e continua – Ho deciso di cambiare vita e voglio dare un futuro ai miei figli, in relazione a tale scelta i miei familiari sono d’accordo”, disse Palmieri nel primo verbale rilasciato ai magistrati.
Il 29enne ha partecipato in prima persona alle stese del giugno 2021 e all’omicidio di Antonio Avolio limitatamente alle fasi di preparazione e di successivo recupero del killer, inoltre l’ex affiliato è citato nel tentativo di impossessarsi della armi degli Scognamiglio.
“Sono entrato a far parte del clan Lo Russo”
Palmieri è ritenuto una fonte potenzialmente informata anche rispetto alle vicende dei Cifrone – Pecorelli in quanto prima di entrare negli Scognamiglio ha avuto una lunga militanza nel clan Lo Russo, nell’ultimo periodo proseguita nell’articolazione capeggiata da Matteo Balzano.
Dunque il pentito ricostruisce la sua carriera criminale nel verbale dell’otto settembre 2021: “Sono entrato a far parte del clan Lo Russo nel gennaio/febbraio 2016 grazie a Vincenzo Carrino, detto “o’ checc” che conoscevo da quando ero piccolo in quanto abitavamo nello stesso quartiere, entrambi siamo di Piscinola. Carrino da tempo era inserito nel clan Lo Russo. Prima non avevo avuto rapporti con alcun clan, e fino ad allora, mi limitavo a vendere la droga in particolare hashish che compravo da Carrino per conto mio“.