giovedì, Agosto 14, 2025
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Faida tra rampolli del clan di camorra, Moffa condannato a 10 anni

Era accusato di duplice tentato omicidio. Un’accusa pesantissima con la Procura che invocava per lui ben 16 anni di carcere. E invece Nicola Giuseppe Moffa, il baby pistolero indicato come vicino al clan Contini, è stato condannato a dieci anni e quattro mesi. A ridimensionare le accuse la strategia difensiva seguita dai legali del giovane che sono riusciti anche a farsi escludere l’aggravante della premeditazione.

Il giovane rispondeva del tentato omicidio di Ciro Vecchione e della sua fidanzata. Una sete di vendetta durata due anni: a partire dal 6 aprile 2021 quando ai Vergini fu ferito il figlio di Roberto Murano, storico braccio destro di Nicola Rullo, reggente del sodalizio di Sangiovanniello. Giovane che è molto amico proprio di Nicola Moffa come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare notificata al giovane. Moffa che, guarda caso, era presente anche la sera in cui fu ferito Murano Junior.

Partecipò al film La Paranza dei bambini

Vecchione, conosciuto per aver partecipato al film ‘La paranza dei bambini’, è inoltre nipote di Ciro Armento, ex colonnello dei Misso e attualmente in carcere dove sta scontando una condanna per associazione. Vecchione inoltre sarebbe «legato agli ambienti criminali della Sanità, tant’è che annovera controlli tra gli altri con Gennaro De Martino, nipote di Ciro, affiliato all’estinto clan Misso, e di Gianluca, leader del gruppo del tifo organizzato denominato Rione Sanità».

Un contesto ricostruito nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Lucia De Micco ed eseguita dagli uomini della squadra mobile. I due giovani, prima del raid, si sarebbero sentiti anche al telefono: «Gliel’ho detto pure. Sto con la ragazza non ti preoccupare perché tanto prima o poi mi acchiappi ma ora sto con la ragazza». Una frase che, captata da una cimice presente in ospedale dopo il ferimento, confermò l’esistenza di vecchie ruggini tra i due. Lo stesso Vecchione, nei giorni successivi all’agguato, raccontò ad un parente dell’incontro avvenuto in Romania con lo stesso Moffa durante un concerto: «A Bucarest siamo tutti uguali, qua stiamo in terra nostra…A Bucarest ti salutano quando ti vedono, giustamente non tengono quello che devono tenere, per questo zitto io e zitto tu».